«Vu parcheggià?». No, grazie. Sono sempre più numerosi i parcheggiatori abusivi maghrebini che occupano l'area del centro storico. Parcheggi che di giorno sono sotto l'egida della zona blu, quindi a esclusivo utilizzo dei residenti, e a pagamento di 2 euro all'ora per i non residenti. Ma, dalle ore 20 in poi diventano liberi per tutti. Così i nordafricani della città vecchia hanno trovato il loro business. Si appostano nellarea di sosta piccola, vicino a palazzo san Giorgio, sotto la sopraelevata, e attendono gli ignari cittadini che arrivano per andare nei ristoranti dell'Expò, nei carruggi o a bere un cocktail in uno dei tanti locali della zona. Con fare sicuro, di chi è lì non per caso, ma perché lavora, si avvicinano alla macchina, accompagnano l'autista al parcheggio, aiutano a fare manovra e, ovviamente, chiedono soldi.
«E come si fa a non darglieli? - sostengono alcuni ragazzi che hanno appena lasciato la vettura parcheggiata -. Non ci fidiamo a dire di no a uno come quello. Ho paura che se la prenda con noi o con la mia macchina». Alcuni, infatti, sostengono che sono stati presi a male parole dai «Vu parcheggià» rifiutati. E sì. Perché c'è qualche genovese ribelle che, sapendo di poter parcheggiare «agratis» sotto la sopraelevata di piazza Caricamento e nei parcheggi del mercato del pesce di Cavour, non ha nessuna intenzione di sborsare nemmeno un euro per i maghrebini. «Ci hanno detto - racconta qualche cittadino - che ci avrebbero custodito la macchina, che potevamo tranquillamente andare a divertirci e loro sarebbero stati lì perché è una brutta zona e sanno di continui furti e atti di vandalismo contro le vetture».
«Peccato - continuano - che quando siamo tornati non c'era più nessuno. Si vede che a una certa ora se ne vanno perché hanno di meglio da fare».
Già che sono lì, tunisini, marocchini e algerini, ne approfittano per vendere anche altri servizi ai cittadini. Pulire i vetri, aprire le portiere per farli scendere. E anche magari vendere qualche loro cianfrusaglia che hanno nascosto dietro le colonne qualche metro più in là.
«Noi abbiamo paura - dicono i genovesi - perché ci sentiamo aggrediti. Ci seguono finché non parcheggiamo. Ci lasciano in pace solo - continuano - se vedono che non ne vogliamo sapere, ma nel frattempo arriva un'altra macchina a cui dare attenzione. Se no stanno lì dal finestrino finché non scendiamo. E - aggiungono - se siamo in compagnia di una donna ci assillano con le rose. Per forza poi uno diventa maleducato e li manda a quel paese. C'è il rischio a quel punto però di andare in rissa». E, intanto che stanno lì ad aspettare chi deve parcheggiare la macchina, bevono fiumi di birra.
A pochi metri dal parcheggio sono parcheggiate le auto della polizia. «Nessuno di loro si muove però a mandarli via - sostengono gli interpellati - nemmeno su nostra richiesta».
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