Se su Google digiti «cause per malasanità» ti imbatti in una serie pressoché infinita di siti che ti promettono risarcimenti sicuri, che ti accompagnano in dieci passi a formulare la denuncia perfetta contro il medico, alcuni persino senza l'affiancamento dell'avvocato ma semplicemente con una consulenza online. Ci sono siti che garantiscono cause rapide e che sono talmente accattivanti da farti venire voglia di rivendicare i tuoi diritti di paziente. Anche quando questi diritti sono infondati.
Ecco l'ultima frontiera delle cause contro i camici bianchi: un fenomeno in crescita da una decina di anni e mai calato. Inizialmente erano gli avvocati ad appendere volantini di fronte agli ospedali e ai reparti di ortopedia per cercare clienti, ora si fa prima via internet. E la risposta di clienti c'è. Le cause sono tantissime. Non si può dire altrettanto delle vittorie giudiziarie. Il motivo? È vero che non è semplice dimostrare concause mediche e individuare gli errori, ma va anche detto che parecchi studi legali illudono, promettendo successi (a sei zeri) anche quando le probabilità sono risicate. Quelli che si lanciano in una causa contro il medico sono 30mila in ambito civile e poco meno della metà in ambito penale. In dieci anni si sono accumulati nei tribunali 300mila contenziosi legali a sfondo medico. Il problema è che l'esito della battaglia molto raramente è a favore del paziente: il 95 per cento delle cause penali si conclude con un nulla di fatto. In sostanza il medico viene fatto a fette, denunciato, diffamato in tutto l'ospedale, ma poi assolto. E non certo per mala giustizia. Semplicemente le perizie sulle cartelle cliniche non riescono a individuare nessuna colpa.
Un nuovo lavoro
Che significa: tante volte il paziente viene mal consigliato e resta con un pugno di mosche in mano. «Da quando gli avvocati non si occupano più di Rc auto - spiega Umberto Genovese, professore dell'Università degli Studi di Milano e specializzato in medicina legale e assicurativa - si sono dedicati al settore sanitario e sono fioccate le cause. Chi prima faceva infortunistica, ora si occupa di responsabilità professionale. Di rado ci sono casi o bianchi o neri, spesso sono grigi e da chiarire». Giusto tutelare i diritti, sacrosanti, del paziente, ma evidentemente c'è stato un accanimento contro la categoria dei medici, in particolare modo ginecologi, chirurghi e ortopedici. Spesso gli errori ci sono, ma in quei casi è lo stesso medico ad ammetterlo subito e ad evitare il contenzioso. Molto frequenti le cause per un parto andato male o per una deformazione non annunciata nel bambino. Tuttavia la maggior parte delle volte le colpe mediche sono inesistenti e le cose sono andate così non per negligenza. «Accade tuttavia che i genitori - spiega Genovese - siano incapaci di accettare la realtà e, per far fronte all'enorme dolore, psicologicamente abbiano bisogno di trovare un colpevole a tutti i costi. Da qui nascono cause che tuttavia portano a ulteriori angosce e delusioni».
L'effetto fiction
Anche perché, va detto, i tempi dei contenziosi si aggirano in media sui quattro anni e si consumano a suon di perizie mediche incrociate, della difesa e dell'accusa, e di relazioni che costringono la famiglia a entrare ogni volta nel dettaglio del trauma subito. Un percorso non semplice. Da qui il consiglio dei medici ai pazienti: affidatevi sempre a studi legali specializzati nel settore, competenti e non generici. E, parallelamente il consiglio degli avvocati ai medici: non rompete mai l'empatia con il paziente, tante volte una causa nasce sull'onda dell'emotività e di una risposta un po' brusca.
C'è un fenomeno che contribuisce al boom di cause mediche. Nell'era delle serie tv, ci sono quelli che hanno visto tutto Er, medici in prima linea e tutte le serie di Dottor House, repliche comprese. E pensano di poter dare una diagnosi all'inizio della puntata. Per di più le (deleterie) ricerche su Google per qualsiasi patologia sembrano aver trasformato il popolo dei malati in una classe medica iper saccente. «Sembra incredibile - commenta Roberto Rossi, presidente dell'Ordine dei medici di Milano - ma accade anche questo. In epoca di nuove tecnologie e di serie televisive i pazienti si credono tutti dei piccoli Perry Mason e contestano con una facilità sorprendente le diagnosi del medico, facendo causa con un'eccessiva scioltezza. O presentandosi negli studi medici, con la verità in tasca, scaricata da Google, e contestando terapie e cure». Internet e la tv, aggiunge Genovese, «fanno pensare a una sanità che può tutto, che ha costi per sostenere qualsiasi spesa, ma non è così. Parecchie cause riguardano magari una caduta dal letto dell'ospedale e un arto fratturato per poca assistenza da parte degli infermieri. Giusto, ma se il personale è poco è ovvio che ci sia meno attenzione in corsia».
La medicina difensiva
Il boom delle cause facili comporta conseguenze e costi sociali che si potrebbero paragonare a una tassa occulta che grava sulle tasche di ognuno di noi. Si stima, per 165 euro all'anno. Il motivo? Si chiama medicina difensiva. Il chirurgo, minacciato ed esposto a cause molto più di un tempo, ci pensa due volte prima di effettuare un intervento o di formulare una diagnosi e prescrive un esame in più anziché uno in meno, per essere sicuro della diagnosi e fare una prova del nove che gli fa dormire sonni più tranquilli. Questo si traduce in una spesa di 10 miliardi. Da qui il decreto Lorenzin contro gli esami «inutili», anche se parecchi di questi inutili non sono. L'accanimento contro i medici ha causato un altro effetto domino parecchio costoso: il boom delle polizze assicurative. Un chirurgo o un medico specializzato in ostetricia e ginecologia si trovano a pagare fino a 16mila euro all'anno per tutelarsi. Nel 2015 i medici hanno versato alle assicurazioni 189 milioni di euro, 40 milioni in più rispetto all'anno precedente. Il diritto di tutelarsi da eventuali casi di malasanità resta fondamentale «ma - sostiene Rossi - se in questa storia c'è una vittima, questa non è certo il paziente ma il medico. Tartassare in questo modo i medici non fa bene nemmeno ai pazienti. Ripeto, quando l'errore medico c'è viene riconosciuto nella maggior parte dei casi e viene a galla. Tuttavia vedo anche cause nate da pazienti che magari hanno ritenuto troppo lunga l'attesa al pronto soccorso o hanno ricevuto una risposta sgarbata da parte di un dottore. Hanno ragione a protestare, ma questi fattori non sempre c'entrano con una diagnosi errata o con una lesione».
Il disegno di legge
Per arginare la valanga di cause infondate e i costi della medicina difensiva, è in via di approvazione un disegno di legge, ora al Senato, messo a punto da Federico Gelli (Pd). Un documento non privo di ombre e già bersaglio di parecchie polemiche. Il ddl scoraggia azioni legali e crea percorsi alternativi al tribunale. Ad esempio, suggerisce di affidare ai difensori civici regionali le competenze sanitarie e obbliga al tentativo di conciliazione le due parti prima che venga aperto un fascicolo. Inoltre - e questo è uno degli «argini» più contestati - sostiene che l'azione di rivalsa possa essere richiesta solo in casi di colpa grave e tutela il medico che ha seguito le linee di buon comportamento.
Seppur migliorabile, a detta dei medici è comunque un primo passo per mettere paletti più chiari nella giungla delle cause. E per fare in modo che chi è stato realmente danneggiato abbia un percorso legale più rapido e non intralciato da migliaia di fascicoli che nemmeno dovrebbero esistere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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