Il nuovo che avanza I tromboni Fini e Scalfaro vogliono suonarle al Cav

Il leader del Fli e l’ex capo di Stato erano nemici giurati, ma ieri è scoppiato l’amore

Il nuovo che avanza 
I tromboni Fini e Scalfaro 
vogliono suonarle al Cav

Roma Gran concerto di tromboni, ottoni lucidati a nuovo con duetto da antologia. Un ex presidente abbonato a vita allo scranno del Senato, e un presidente attuale che ci farebbe un pensierino per la carica vita natural durante. Nel frattempo Fini sta incollato alla sua di presidenza, per concludere se non un settennato, almeno un quinquennio di resistenza contro chi lo vorrebbe congedare dal ruolo che lo ha elevato, da ex capo dei negletti missini, alle vette delle sacre istituzioni. Una comparsata pubblica ci voleva, per sancire l’ufficialità della nuova strana coppia. Già nemici all’epoca del ribaltone, ora Gianfranco Fini e Oscar Luigi Scalfaro si intendono che è una meraviglia. È un altro pezzetto ancora nella parabola stralunata dell’ex fascista del Duemila, sempre più a suo agio con i poteri che per sedici anni hanno avuto Berlusconi come nemico, sì ma mentre Fini gli faceva da delfino.

Grande sintonia al convegno sulla figura di Randolfo Pacciardi, antifascista repubblicano, queste figure nobili di cui Fini ormai, in piena sindrome di Montecitorio (che ha già stroncato Bertinotti e Casini), si sente un epigono. Sono quei convegni in cui i politici vanno fingendo di parlare di cose passate ma per tirare frecciate agli avversari molto presenti. Così, con uno Scalfaro che annuiva come alle parole di un vecchio sodale, ronzano le orecchie quando Fini ricorda l’insegnamento di Pacciardi, secondo cui «il presidenzialismo non voleva dire un uomo solo al comando», mentre invece «a un presidente politicamente e istituzionalmente forte fa sempre da contraltare un Parlamento altrettanto forte». Viene in mente qualcosa o qualcuno? La lezione di nobiltà istituzionale di Fini viene dopo il flirt con l’Associazione nazionale magistrati, e anche qui le traiettorie si toccano. Una vita da mediano del berlusconismo per approdare, dopo quasi due decenni, allo «scalfarismo», inteso come Oscar Luigi, da sempre in urto con il Cavaliere, soprattutto sui temi della giustizia.

In un’intervista di tre anni fa l’ex presidente della Repubblica parlava come fosse Fini, difficile distinguerli: «Il premier, se davvero ritiene utile il contestato emendamento per cambiare i ruoli delle udienze e dar slittare certi processi (una sorta di amnistia mascherata), vada in Parlamento e dica: “Questa legge è necessaria, vi chiedo di votarla. Io per parte mia non porrò alcun ostacolo al mio processo». Poco dopo avrebbe confessato di «aver avuto qualche simpatia per i girotondi, un segno di vitalità e partecipazione oggi forse impossibile». Sono lontani i tempi in cui Fini, da ministro degli Esteri, deprecava le manifestazioni pacifiste antiamericane, in cui si vide sfilare Scafaro insieme a Casarini, Agnoletto e Mussi, dicendo che con quel «pacifismo totalitario, a ogni costo», la pace sarebbe stata più lontana.

A parte la fede cattolica scalfariana (memorabile queste due frasi: «Sono un poverissimo credente» e «Sono un broccolo ma è meglio essere un broccolo nel campo del Signore che un fiore piantato fuori dal campo»), su giustizia e rancore antiberlusconiano la strana coppia Fini-Scalfaro si trova perfettamente. Anzi, l’ex presidente può essere un buon consulente per i tatticismi ribaltonisti, cui il Terzo polo non è affatto disinteressato. L’ex presidente ne sa qualcosa, avendo sciolto un Parlamento nel ’94 sostenendo che era cambiata la legge elettorale e quindi andava cambiato anche quello.

Salvo poi, un anno dopo, benedire il ribaltone del governo Berlusconi sostenendo che se c’è una maggioranza nuova, «allora lo spirito della legge elettorale - scrisse Ferrara - non è più sacro». Un Oscar per il ribaltonismo che per l’allievo Fini è ancora un miraggio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica