Mancano tra i 60 e i 70 uomini e i mezzi a disposizione sono un po anzianotti. «Ma alla fin fine la nostra situazione non è peggiore di tante altre, anzi il contrario. Fatte salve le consuete ristrettezze della Pubblica Amministrazione, nel milanese, il corpo dei vigili del fuoco gode quasi una situazione di privilegio. Il nostro vero problema sono le molte piccole aziende che possono gravi creare problemi ambientali in caso di incidenti». Parola di comandante. Arrivato a fine giugno, Silvano Barberi si è già fatto unidea precisa del compito che lattente. «Milano è una piazza particolare, sempre proiettata in avanti e noi dobbiamo allinearci».
Innanzitutto facciamo le presentazioni.
«Nato a Verona nel 1957, poi laurea in ingegneria e servizio militare nell82 come vigile del fuoco. Poi altre esperienze, infine il desiderio di tornare nel Corpo e nell88 ho vinto il concorso da funzionario. Primo incarico a Bologna, poi a Venezia, dove ho trascorso 12 anni raggiungendo il grado di vice comandante».
Quando è scoppiato lincendio alla Fenice?
«Un intervento delicatissimo: cè stato il rischio bruciasse mezza Venezia. Poi nel 2009 ho comandato la caserma di Treviso, un anno al ministero, ed eccomi qui».
Facciamo il punto della sua «forza durto».
«Come detto 900 uomini sui 960 previsti, una scopertura di organico al di sotto della media di molti altri settori della pubblica amministrazione. I mezzi sono 300, e nel complesso in discrete condizioni. Anzi le autopompe e le autoscale, giocattoli da mezzo milione di euro, sono anche abbastanza moderni. Un po carenti le macchine da calamità, come il carro crolli, i moduli abitatativi, i fuoristrada. La maggior parte risalgono a dopo il terremoto dellIrpinia di trentanni fa».
La Lombardia non è però terra da scosse sismiche?
«Ma non per questo è meno esigente. Come dicevo prima Milano è sempre avanti e si aspetta che tutte le sue componenti istituzionali lo siano. Quindi la nostra necessità è restare proiettati in avanti. Per mantenere il tradizionale altissimo livello della scuola della nostra caserma, per seguire le esigenze della città».
Molto diverse rispetto ad altri territori?
«Milano ha un territorio relativamente piccolo, tutto è molto vicino. Se ho bisogno di venti squadra mi bastano pochi minuti per organizzarle. Ma è anche molto urbanizzato, per cui è necessario parecchio tempo per coprire anche brevi distanza. Inoltre è una realtà fortemente industrializzata, con molte aziende a rischio ambientale. Non parlo delle realtà più importanti che utilizzano materiali e tecnologie allavanguardia, hanno responsabili delle sicurezza preparati e precisi piani di intervento in caso di incidente. Ma ci sono piccole aziende, tirate su con molta improvvisazione e personale non adeguatamente formato. In caso di crisi possono risultare estremamente pericolose sia per chi ci lavora, ci abita attorno sia per lalta probabilità di inquinamento idrico, geologico e atmosferico».
Lei prima ha parlato di 900 uomini, veramente sono 898, due sono donne, un po pochine rispetto altre Amministrazioni.
«Per entrare nel Corpo bisogna superare prove fisiche quasi proibitive per una donna. Una selezione ormai anacronistica perché i nostri strumenti rendono la forza bruta sempre meno necessaria. Quindi dal punto di vista operativo la resa tra maschio e femmina è ormai pressoché uguale.
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