Enrico Artifoni
da Francoforte
Stephen Odell è uno dei manager di punta del gruppo Ford. Inglese, in azienda da 25 anni, ha dato un forte impulso al rilancio della Jaguar e più recentemente della Mazda. Dal settembre scorso è tornato in Ford come vicepresidente, responsabile del marketing e delle vendite dell«ovale blu» in Europa.
Mister Odell, tra ristagno della domanda, norme sempre più restrittive e continui aumenti del prezzo del petrolio, lindustria dellauto sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia. Che cosa vede dietro langolo? Quali sfide attendono la Ford e le altre case?
«A fronte di grandi investimenti, i margini sono modesti. Perciò è diventato essenziale tenere sotto controllo i costi. Tutti dicono che il mercato europeo è maturo, ma va sottolineato che assorbe pur sempre una grossa fetta della produzione mondiale di auto. E a mio parere rimarrà stabile negli anni a venire. Per quanto riguarda Ford, una sfida viene da giapponesi e coreani, che sono molto più aggressivi di quanto ci aspettavamo. La seconda è il miglioramento della qualità di base della nostra offerta, a cui abbiamo lavorato molto nellultimo anno. Ma pensiamo anche ad altre ragioni che fanno decidere per lacquisto di unauto».
Lo stile, per esempio?
«Sì, un design seducente è ormai imprescindibile per il successo di un modello».
Perché avete abbandonato il cosiddetto «new edge design»?
«Lo abbiamo semplicemente evoluto verso una direzione molto dinamica. Unindicazione la offre la concept car Iosis che abbiamo presentato al Salone di Francoforte. Saranno questi i tratti distintivi delle Ford dei prossimi anni».
Un altro fattore chiave nelle scelte dei consumatori è il prezzo. Come responsabile delle vendite per lEuropa quale politica adotterà? Andrà alla guerra in un settore dove i margini sono già risicati?
«Non punterò sugli sconti, perché gli sconti sui listini in realtà li fanno già tutti. Per Ford contano i prezzi medi, il valore che si dà in cambio del denaro. Da questo punto di vista possiamo dire che siamo al centro della competizione, non al top ma neppure troppo in basso».
Le politiche di cooperazione possono aiutare a ridurre i costi, soprattutto nel caso di volumi produttivi modesti. Ma era proprio necessaria lalleanza con Fiat per la produzione della prossima generazione della piccola Ka? Non potevate continuare a produrre la vettura sulla stessa linea della Fiesta?
«Ciò che conta è cosa si produce e non dove. Comunque, l'impianto che produce la Fiesta lavora a pieno ritmo e potrà continuare così senza la Ka. Riguardo allalleanza con Fiat, ricordo innanzitutto che nulla è deciso. Finora è stato siglato solo un memorandum di intesa per esplorare le opportunità del business».
Ma perché avete scelto Fiat come partner?
«Abbiamo pensato di lavorare con Fiat perché è forte nel settore delle auto piccole. Per noi si tratta di unopportunità».
Non cè il rischio che alla fine escano dalla fabbrica macchine fotocopia?
«Assolutamente no. Nel gruppo Ford abbiamo una vasta esperienza in materia. Sappiamo come differenziare i prodotti che nascono sulla stessa base. Prendete la Mazda3. Direste che assomiglia alla Ford Focus o alla Volvo S40?».
Pensa che la cooperazione con Fiat possa essere estesa ad altri modelli?
«Non escludo nulla. Tutti parlano con tutti. Ma già il nostro gruppo comprende vari marchi che consentono di realizzare adeguate economie di scala senza mettere il naso fuori. Diciamo che le nostre collaborazioni, come i moderni motori turbo, sono a geometria variabile».
Eh già. Avete intensificato lalleanza con Psa Peugeot-Citroën per i motori Diesel, ma non avete rinnovato quella con il gruppo Volkswagen per le monovolume. Perché?
«Grazie al suo know-how nel settore, il gruppo Psa si è dimostrato finora un partner ideale. I motori turbodiesel realizzati sinora sono semplicemente fantastici.
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