dal Cairo
Niente guerre, bensì dialogo: il nuovo imam della Grande moschea di Roma, Ala Eddin Mohammed Ismail el Ghobashy, parte domani dal Cairo con l'intenzione di «fare tutto il possibile per alleviare la tensione» tra Islam e Occidente, dopo le dichiarazioni del Papa su Maometto, che considera «un errore da correggere».
L'imam, 49 anni e quattro figli, sa bene di arrivare nella capitale italiana e diocesi del Papa in un momento estremamente delicato. Inoltre la moschea, la più grande d'Europa, aperta nel 1995 su Monte Antenne, ha un passato travagliato di imam cacciati o richiamati perchè troppo integralisti o troppo moderati, ma il suo predecessore, Mahmoud Hammd Schweita, deceduto a maggio, era molto apprezzato per la sua cultura e il suo equilibrio.
Ghobashy, originario di un villaggio nel Delta del Nilo, è uno studioso, ha fatto pochi sermoni, ama più leggere che scrivere. La sua nomina, come sempre, è stata fatta dall'Università al Azhar, la più antica e prestigiosa del mondo islamico sunnita. La sua precedente esperienza all'estero risale al 2003, quando andò negli Stati Uniti per il mese del digiuno, Ramadan. «No, non ho letto il discorso integrale del Papa, avevo troppo da fare per la partenza, ho letto solo quanto riportato dalla stampa», ammette con tranquillità, in un ufficio del Centro di studi islamici di al Azhar, in un palazzo nuovo ma già in decadenza a Nasr City, la città satellite alla periferia del Cairo.
«Sarebbe stato meglio se la più grande figura del cattolicesimo non avesse detto cose simili... perchè non si è consultato con i suoi consiglieri? So che ci sono state voci di critica anche all'interno del Vaticano», dice Ghobashy, secondo il quale Benedetto XVI ha offeso due volte i musulmani, collegando l'Islam con la violenza e dicendo di essere stato frainteso. «Quando uno fa una citazione, se non è d'accordo deve dirlo subito, altrimenti se ne deduce che concorda con essa. È stato un grande errore scientifico e religioso».
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