Nella gran confusione che regna dentro il Palazzo (ieri simbolicamente assediato dal bailamme di studenti imbizzarriti e blindati polizieschi, in un clima monicelliano da «Vogliamo i colonnelli»), una sola cosa a qualcuno appare chiara.
«Fini ha capito che non può più andare avanti così», confidava ai suoi Casini, dopo lunghi e tormentati colloqui col presidente della Camera. «Se innesta ancora una volta la marcia indietro perde ogni credibilità». Ergo, «a questo giro gli tocca andare fino in fondo», e votare apertamente la sfiducia. Le stesse parole, più o meno, vengono usate in casa Pd, dove attendono ansiosi le deliberazioni ultime di Fli. Peppe Fioroni, Dc di lungo corso, era scettico: «Se capisco bene, rischiano di fare pippa unaltra volta», sintetizzava brutalmente. Tradotto: sulla sfiducia a Berlusconi i finiani temono di spaccarsi, quindi eviteranno di presentare una propria mozione (finora lhanno solo minacciata, e comunque da soli non hanno le firme necessarie da regolamento e devono contare sullUdc) e si limiteranno ad astenersi su quella del Pd. Il segretario Bersani si mostrava più cauto: «Francamente non ho ancora capito cosa intendano fare. Di certo, però, non possono più reggere questo tira e molla: stavolta devono decidere».
Sfiducia aperta, dunque? A ieri sera, questa pareva la linea: «Al momento opportuno faremo una scelta chiara», promette Benedetto Della Vedova, che al Pdl rivolge un appello: «Devono capire che Berlusconi li costringe a votargli la fiducia con la sola idea di portarli poi alle urne: ci pensino bene, prima di dargliela». Dentro Fli i mal di pancia ci sono ancora, si parla di almeno quattro deputati che non vogliono votare contro il governo e che quindi probabilmente non parteciperanno allo scrutinio (abbassando il quorum per la maggioranza), e - a chi gli fa notare che il solito facondo falco Granata dice che chi non vota è fuori da Fli -lex ministro Ronchi ribatte: «Il Granata di che ora, prego?». E poi avverte: «Di qui al 14 la strada è ancora lunga».
Il problema comunque è: che succede poi, una volta che Fli abbia votato la sfiducia? «Anche scontati i dissidenti di Fli, i numeri per la sfiducia dovrebbero esserci», calcola uno degli strateghi Udc. Ma il fattore assenze è insondabile, e su quello si dice stiano assiduamente lavorando i berluscones: più gente mancherà il 14 dicembre, meno voti serviranno al Cavaliere per avere una fiducia a maggioranza. Circola lipotesi che, nel caso butti male, il Cavaliere possa dimettersi prima del voto, essere reincaricato e tentare una maggioranza allargata: «Ma se imbarca Casini non può lasciar fuori Fini», calcola lex Udc Follini.
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