Al polso ha un orologio in oro bianco con calendario annuale: la referenza 5035 di Patek Philippe, la più prestigiosa tra le manifatture orologiere. E non potrebbe essere altrimenti, perché il polso è quello di Laura Gervasoni, direttore generale della filiale italiana della Maison ginevrina. Giovanissima, Laura è una delle poche donne-manager del settore. «È vero, siamo ancora in minoranza», dice, «però mi sembra che ovunque, nelle aziende, si stia andando in questa direzione:una scelta non più in base a è uomo o donna, ma dovuta alle caratteristiche personali».
Un passato in una concessionaria di pubblicità, che tra i clienti annoverava proprio la Patek, Laura ha fatto il suo ingresso in manifattura il 1° luglio del 1999, in concomitanza con lapertura della filiale italiana. Per 6 anni è stata responsabile dellUfficio stampa e Relazioni esterne, «sei anni di studio», racconta, «che non sono ancora finiti perché sulla Patek Philippe e sulle sue innovazioni non se ne sa mai abbastanza». Lultima novità, Laura sottolinea, è molto recente: la «Spiromax», una spirale realizzata in una nuova lega amagnetica e non metallica a base di silicio e detta Silinvar. Una novità che presto sarà applicata alla produzione standard, che da anni registra lunghe liste dattesa da parte dei clienti, soprattutto, per quanto riguarda gli orologi dacciaio, come, per esempio, il Nautilus. Come mai questa situazione?
«LItalia», spiega Laura, «è per noi il 4° mercato al mondo e i modelli più richiesti in assoluto sono quelli con grandi complicazioni, la nostra specialità, seguiti dai Calatrava, dagli sportivi, dallEllisse dor, dai Gondolo e, tra i femminili, dai Twenty-4. Riguardo lacciaio, non aumentiamo la produzione per non entrare in una spirale perversa che ci porterebbe a stravolgere la nostra filosofia.
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