Il progetto è di quelli appassionanti, uno di quegli sprazzi urbanistici in cui una città ridisegna se stessa: il nuovo Polo della Giustizia che sorgerà a Porto di Mare, tra il Corvetto e limbocco della via Emilia, destinato a risolvere una volta per tutti i problemi cronici di sovraffollamento del vecchio Palazzo di giustizia di Porta Vittoria e dellancora più vetusto carcere di San Vittore. Peccato che, adesso che i conti dettagliati sono disponibili, si scopra che la nuova cittadella rischia di nascere già stretta. Non tanto per ciò che riguarda il carcere quanto per il tribunale e i suoi annessi. Per il quale il progetto del Comune prevede meno della metà degli spazi invocati dalla magistratura milanese.
Dopo lannuncio in grande stile delloperazione - presentata prima dellestate da una conferenza stampa congiunta di Comune e Regione - attualmente le carte sono ferme al Ministero della Giustizia, dove il capo dellorganizzazione Claudio Castelli dovrà occuparsi della gara per scegliere il progetto finale. Ma i numeri sul tavolo di Castelli dicono già che la coperta rischia di essere troppo stretta. Due conti. Larea prescelta è assai vasta, si parla di oltre un milione di metri quadri. Più della metà - per la precisione 655mila metri quadri - è però destinata a verde, e non può essere ridotta (considerazioni ambientaliste a parte) perché lì non si può scavare essendoci sotto una discarica. Larea restante dovrebbe essere divisa tra funzioni urbane per 60mila metri quadri, 220mila metri quadri per il carcere, 175mila per gli uffici giudiziari.
Ed è qui che le somme non tornano. Perché la presidenza della Corte dappello ha raccolto meticolosamente le esigenze di tutti gli uffici giudiziari che dovrebbero trasferirsi a Porto di Mare: non solo quelli attualmente ospitati in corso di Porta Vittoria, dunque, ma anche quelli sparpagliati per la città - dal giudice di Pace alla Guastalla, al tribunale dei minorenni in via Leopardi, al bunker di Ponte Lambro eccetera - la cui riunione in un unico complesso è uno dei vantaggi che verrebbero offerti dal gigantesco trasloco. Il totale calcolato dalla Corte dappello e reso noto dal presidente Giuseppe Grechi in una sua lettera è impressionante: «Occorre in prima approssimazione ragionare su unipotesi di dimensionamento complessivo di quattrocentomila metri quadri».
Certo, il tono della lettera fa intuire che la magistratura sia disposta a ragionare, a limare qua e là. Ma labisso che separa lofferta dalla domanda, il progetto di Comune e Regione dalle esigenze dei magistrati, appare difficilmente colmabile.
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