Di nuovo protagonisti i modelli in metalli preziosi

Per la Svizzera è sempre più temibile la concorrenza degli orologi prodotti in Estremo Oriente

È ormai costante la crescita delle esportazioni dell'Industria Orologiera Svizzera nel 2005, considerando che anche in settembre è stato registrato un dato in valore estremamente positivo. Infatti, si è verificato un fatturato di 1.043,7 milioni di franchi svizzeri, in aumento del 9,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato da ritenere fisiologico con una situazione generale, sotto il profilo macroeconomico, in graduale miglioramento. E la buona salute del settore viene ulteriormente confermata dalle cifre globali, consolidate, riferite ai primi nove mesi dell'anno: 8.479,1 milioni di franchi svizzeri di ordini, +10,5% sul 2004. Il che lascia presagire una chiusura sull'anno, basata sul calcolo delle medie periodiche di crescita, del 9,9% in incremento; in tal senso, ricordiamo che la media mobile sui dodici mesi, in marzo, si era assestata su di un +8,7%. In termini cumulativi, poi, fino a settembre 2005, le esportazioni in quantità di orologi finiti, sono diminuite del 3,9%, recuperando circa l'11% del ritardo che avevano alla conclusione del mese di marzo, mentre, in valore, il dato percentuale è positivo: +11,7%. Solo in settembre, è stato messo a segno uno sviluppo del 10,3% con 965,1 milioni di franchi esportati; un esito che, se analizzato nel dettaglio sulla base dei materiali, evidenzia un trend positivo in valore dei modelli in acciaio (+9%), in acciaio/oro (+19,5%) e in oro (+10,8%).
Sul fronte della quantità, invece, in settembre, si è verificata una flessione del 2,3%, con 50.000 unità vendute in meno (che hanno portato il gap nel confronto con il 2004, a 690.000 esemplari), nonostante l'orologio in acciaio abbia fatto registrare una crescita del 5,9%. In termini globali, la migliore performance in valore è da attribuire agli orologi in oro (+17,6%), seguiti dall'acciaio/oro (+16,3%), dalla sezione «altri metalli» (+15,6%), dal platino (+12,1%) e dall'acciaio (+9%). Un trend, questo, che riporta con prepotenza sotto la luce dei riflettori l'orologio in metallo prezioso che, in virtù di aumenti di prezzo contenuti negli ultimi anni e di una migliore predisposizione economica del target di riferimento, si è ripreso il ruolo di protagonista del mercato, in compagnia del segnatempo in acciaio, oggetto di una sempre più efficace ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo.
Interessante, poi, è notare, nei nove mesi, il notevole decremento delle esportazioni svizzere di casse (-18,9% in quantità e -14,8% in valore), di componenti (-3,2% in valore) e di movimenti (-0,9% in quantità e +2,9% in valore), segnale chiaro di una concorrenza sempre più serrata e competitiva proveniente, specificamente, dal Far East. Il dato riguardante la distribuzione geografica dell'export svizzero, sempre riferita a settembre, è assai confortante per l'Europa che cresce nei tre mercati principali: Italia (75 milioni di chf, +16,6%), Francia (61,4 milioni di chf; +6,6%) e Germania (57,2 milioni di chf; +10,1%). La locomotiva statunitense prosegue la sua corsa con un +11%, seguita dal +3,3% di Hong Kong e dal +8,6% del Giappone in forte ripresa. Dall'inizio dell'anno, l'Italia è cresciuta rispetto al 2004 dell'11,1%, allineandosi al comportamento positivo di tutti i primi 20 importatori dell'Industria Orologiera Svizzera, fatta eccezione per la Thailandia.
Rimanendo per un attimo nel nostro paese, si attendono i risultati finali dell'anno, dopo che, sulla base dei dati Istat, nel 2004 è notevolmente cresciuto il numero di orologi importati (28.201.893, con una forte incidenza della Cina e di Hong Kong e con la Svizzera in flessione), con un riflesso positivo anche in termini di valore (744.011.278 euro, con un forte recupero della Svizzera, dopo la débâcle del 2003 e un consolidamento di Cina e Hong Kong).
Chiudiamo con un rapido accenno ad alcune situazioni specifiche, quali, ad esempio, quella del Gruppo Swatch che, con 2.075 milioni di chf nel primo semestre 2005 (+6,1%), dimostra ottima salute, con specifico riferimento al segmento lusso del proprio portafoglio (Breguet, Blancpain, Glashütte Original e, in subordine, Omega, Longines e Rado). Per quanto concerne, poi, il Gruppo Lvmh, il dato riferito alla fine di settembre riporta un fatturato di 9.598 milioni di euro, equivalente ad una crescita del 12%; il segmento che ha portato le maggiori soddisfazioni è proprio quello dell'orologeria e gioielleria, con vendite per 403 milioni di euro, pari a +16% rispetto al 2004.

In particolare, Zenith e TAG Heuer si sono molto consolidati negli Usa e in Asia, mentre recentissima e la notizia dello straordinario successo del Christal di Dior.

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