Il «nuovo» Scajola, l’arma in più per la riconquista ligure

Il «nuovo» Scajola, l’arma in più per  la riconquista ligure

(...) E, all’altro capo del filo, c’era tutta gente entusiasta. Per il come, per il dove, per il quando e per il chi. Alcuni erano commossi. E, credetemi, trovare persone commosse in un mondo come quello della politica dove la gente ha spesso il pelo sullo stomaco lungo un metro, è qualcosa di davvero bello.
Del resto, il gelo con cui Piero Fassino ieri, al Teatro della Gioventù, ha ipotizzato le primarie in Liguria («non le posso escludere») per scegliere il candidato presidente della Regione, suona come una sconfessione, almeno parziale, della candidatura in automatico di Claudio Burlando. E questo potrebbe essere già il primo effetto dell’aria che si respirava a Varazze.
Il ministro dello Sviluppo Economico, sabato, ha dato il meglio di sè. Perchè nessuno può mettere in dubbio le sue capacità politiche, il fatto di aver seminato benissimo allo Sviluppo Economico e nel suo partito e, soprattutto, il fatto di essere il politico che - da una vita a questa parte - sta facendo di più per il futuro della Liguria. Chiunque negasse queste circostanze, sarebbe quantomeno in cattiva fede.
Ma le indubbie capacità di Scajola, spesso si sono abbinate a qualche spigolosità caratteriale, alla volontà di dire le cose fuori dai denti, che talvolta ha anche pagato sulla sua pelle. La caratteristica di essere il miglior politico ligure, l’unico con la stoffa nazionale in questo momento, si abbinava alla consapevolezza di esserlo. Circostanza spesso figlia di timidezza, scambiata per durezza. Circostanza che spesso solo questo Giornale ha raccontato.
Ecco, proprio perchè non ho mai nascosto anche questo Scajola, rifiutandone la descrizione caricaturale di chi ne ha fatto un santino pubblico (e magari sono gli stessi che lo criticavano alle spalle), sono particolarmente soddisfatto di essere qui a raccontare il nuovo Scajola. Che, dopo aver avuto in passate esperienze di governo anche alcuni collaboratori non memorabili nel campo dei rapporti con i giornali, ha avuto anche il fiuto, la bravura e la capacità di scegliere come capo ufficio stampa del ministero un professionista a denominazione di origine controllata come Paolo Mazzanti che, forse non a caso, ha questo Giornale nella sua storia e nel suo Dna.
Sabato, a Varazze, ho avuto la fortuna di essere a pranzo con il ministro, insieme a molti giornalisti e ho visto uno Scajola rilassato, sereno, allegro. Capace di tirar fuori il meglio di sè, con i ricordi della gioventù accanto a Taviani e di abbinare analisi politiche lucide come quelle di cui abbiamo raccontato sul Giornale di domenica a letture della situazione economica che dimostrano una capacità di maneggiare la materia non comune. E, credetemi, ormai è da una vita che parlo con ministri di ogni colore e di ogni ordine e grado. Ma trovare qualcuno che sappia davvero ciò di cui parla, è raro. Ergo, quando capita - come con Scajola in questa occasione - se ne esce più sollevati. Da cittadini, prima ancora che da giornalisti.
Insomma, sono tornato da Varazze con il sorriso per quello che ho visto. Con l’ottimismo per quello che ho sentito da Scajola, compresa l’intuizione di scegliere una persona perbene, un tecnico serio e un uomo libero come Enrico Musso per la difficile corsa europea. E con un pizzico di commozione per il rapporto ritrovato fra Scajola e Biasotti, impensabile solo tre anni fa, che mi sembra il regalo più bello non per loro o per i parlamentari, ma per tutte le persone che lavorano dal basso per il bene del Paese e dei moderati. Quelli che non chiedono nulla in cambio, quelli che non sono consulenti di ogni consulenza, quelli che stanno sempre dalla stessa parte e non sempre da quella dei vincitori, quelli che lavorano in silenzio.


In una parola, sono stato felice soprattutto per i lettori del Giornale, fra cui sono ancora troppo pochi gli eletti liguri del Popolo della Libertà, alcuni dei quali sono bravissimi a chiedere, meno a dare. Ma, per l’appunto, io sono felice per il popolo della libertà, anche senza la maiuscola e il corsivo.

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