Economia

«Con il nuovo Statuto dei lavori nasce il diritto alla formazione»

DIALOGO «Nessuno strappo con le parti sociali. Avvieremo un paziente confronto»

«Con il nuovo Statuto dei lavori nasce il diritto alla formazione»

RomaLo Statuto dei lavori deve fondarsi sui «tre diritti fondamentali del lavoro: salute e sicurezza, equa remunerazione, apprendimento continuo». Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, in un intervento pubblicato ieri dal Sole 24 Ore ha nuovamente esplicitato i contenuti fondanti del Libro Bianco approvato dal governo nello scorso maggio che prevede la definizione di un nuovo ordine del mondo del lavoro.
La chiave di volta del programma è «un moderno quadro regolatorio delle relazioni di lavoro» nel quale agli «obiettivi sostanziali» come quello alla salute e alla sicurezza negli ambienti di lavoro e al compenso equo («non solo in quanto idoneo a garantire un’esistenza libera e dignitosa, ma anche proporzionato ai risultati dell’impresa») si aggiunge un terzo diritto «di nuova generazione: quello all’incremento delle conoscenze e delle competenze lungo tutto l’arco della vita quale vera garanzia di stabilità occupazionale e di espressione delle proprie potenzialità».
Lo Statuto, ha ricordato il ministro, si fonda sul «prezioso insegnamento di Marco Biagi», il giuslavorista consulente del governo assassinato dalle Br nel 2002. In pratica, si tratta di ridefinire il sistema delle garanzie per i lavoratori secondo un sistema di tutele progressive costruite per geometrie variabili, in funzione di parametri soggettivi come anzianità di servizio e competenze specifiche. In quest’ottica, sarà possibile ricostruire anche il regime di recesso dal rapporto di lavoro affiancandolo a nuove forme di tutela, come il rinnovato sistema degli ammortizzatori sociali e, per l’appunto, il diritto alla formazione continua per favorire competitività e spendibilità delle conoscenze sul mercato.
La parte più innovativa, però, è costituita dal «superamento della concezione burocratica dei rapporti di lavoro», spesso affidata a «soluzioni semplicistiche come quelle che ipotizzano di ricondurre forzatamente la multiforme realtà in un unico schema contrattuale». A tal proposito Sacconi ha ricordato gli «straordinari risultati ottenuti con l’avvio dei buoni lavoro in agricoltura», che «ci confortano nel perseguire la strada di una deregolamentazione sostanziale e pragmatica». Il primo passo in questa direzione è già stato affrontato con la riforma della contrattazione siglata da Cisl, Uil e Ugl nello scorso gennaio.
«Lo faremo discutendo con le parti sociali. Non c’è fretta», ha specificato il ministro nel corso del meeting di Confesercenti ricordando che «non sarà presentato senza dialogo sociale, oltre a essere definito come legge delega e quindi oggetto di paziente confronto parlamentare e con le parti». Quindi, «nessuno strappo» con le parti sociali. D’altronde, proprio con loro è già stato avviato il tavolo sulla partecipazione agli utili di impresa e quella sede potrebbe rivelarsi utile pure per affrontare in maniera più ampia i diritti dei lavoratori.
Bisogna inoltre ricordare che il governo ha già espresso un chiaro indirizzo politico. «Preferisco si continui a sostenere il reddito variabile, cioè il reddito che accompagna la complicità con il datore di lavoro: la priorità non può essere che questa», ha spiegato il titolare del Welfare interpellato sulla detassazione delle tredicesime.

In secondo luogo, Sacconi ha specificato che «il coerente completamento» dello Statuto dei lavori è la razionalizzazione degli ammortizzatori sociali che «a regime dovrà essere fondata su due pilastri: indennità di disoccupazione, seppure riveduta, e cassa integrazione, anche gestita dalle parti sociali sulla base di organismi bilaterali».

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