Il nuovo Unicredit pronto a crescere ancora

Geronzi: «Operazione nata un anno fa, quando si è chiusa Intesa Sanpaolo Fuori dalle Generali entro la fine del 2007»

Il nuovo Unicredit pronto a crescere ancora

da Milano

A parlare chiaro è stato quello che, tra i due protagonisti della nascita del nuovo Unicredit, ha il dna meno operativo e più politico: «Per il gruppo che sta nascendo la crescita all’estero non sarà limitata o rallentata dall’operazione di fusione» ha dichiarato Cesare Geronzi, presidente di Capitalia. Mentre Alessandro Profumo, l’ad che vive il «risiko» dalla trincea, sul tema dell’ulteriore crescita ha detto che «ci consideriamo europei e vogliamo restarlo. Il processo di acquisizioni nell’Europa centrale e dell’Est va avanti. Stiamo analizzando un nuovo deal».
Si tratta forse dell’interesse per il 51% dell’ungherese FHB, specializzato nei mutui, che è stato messo in vendita dal governo del Paese, e per la quale ci sono altri 3 gruppi in gara. Sul dossier Société Générale, invece, «non dico nulla», ha detto Profumo. Ma l’impressione è che l’opzione sia ancora viva. In proposito a Parigi i titoli di SocGen hanno fatto un balzo del 3%, ai massimi dell’anno.
Così dunque, con un rilancio verso il futuro, si è conclusa la prima fase dell’aggregazione tra le due banche, con Profumo, Geronzi e il presidente Dieter Rampl che ieri mattina si sono ritrovati a Milano, alla vecchia Fiera di Milano, per rispondere alle domande di un centinaio di analisti. Mentre in Borsa la reazione del mercato non era positiva: sia i titoli di Unicredit, sia quelli di Capitalia hanno ceduto terreno, il primo chiudendo in ribasso del 2,63% a 7,1 euro, il secondo dell’1,67% a 7,7 euro, lontano dalla valutazione implicita nell’operazione di 8,46 euro. Ma è un andamento che ha riflesso l’esaurimento dell’interesse speculativo. Oltre, forse, a scontare l’ipotesi SocGen. Forti gli scambi su Capitalia, pari all’8% del capitale. Contrastante il giudizio delle agenzie di rating: S&P ha confermato il suo giudizio, ma Moody’s ha posto il rating Aa2 assegnato a Unicredit sotto revisione in vista di un possibile declassamento.
Tornando ai termini della fusione, Profumo ha annunciato il piano industriale per il 2008. L’operazione Capitalia promette di produrre un utile netto di 10 miliardi entro il 2010. E di non avere a che fare con crediti di «serie B», ereditati da Capitalia: «Riteniamo di non avere nessuna brutta sorpresa», ha sottolineato Profumo, aggiungendo che allo stato non c’è la necessità di ulteriori accantonamenti che possano minacciare l’obiettivo di Core Tier 1 al 6,8% entro il 2008. In particolare sulla gestione dei cosiddetti non performing loans «UniCredit ha quasi completato l’alienazione del suo portafoglio» e Capitalia ha intrapreso una strada analoga.
Altri punti interrogativi degli analisti hanno riguardato eventuali esuberi e sovrapposizioni di sportelli. Sul primo tema Profumo ha ricordato che «UniCredit e Capitalia hanno sempre gestito questi processi in modo estremamente razionale con un dialogo chiaro e trasparente con i sindacati». Mentre sul fronte sportelli Profumo ha rassicurato che «le sovrapposizioni sono limitate»: sembra che su 5.000 sportelli la sovrapposizione riguardi 39 filiali.
A Geronzi il compito di ricostruire un’operazione che viene da lontano: «Abbiamo fatto tutto in 14 giorni, ma è da un anno che avevo l’ambizione di sedere accanto a Profumo e Rampl». Geronzi, visibilmente soddisfatto, ma anche leggermente intimidito davanti a una per lui inconsueta platea di analisti finanziari, ha rivelato di essere in attesa di questo momento fin dall’estate scorsa. All’indomani dell’annuncio dell’operazione Intesa-Sanpaolo, che ha posto fine ai colloqui in corso tra Banca Intesa e Capitalia, l’opzione Unicredit è diventata un «obiettivo da realizzare». La spinta decisiva è arrivata quando a Geronzi è stata proposta una fusione con Abn.

E questa con Profumo è «esclusivamente un’operazione industriale, non abbiamo nessuna intenzione di creare sacche di potere», ha aggiunto.
A riprova di ciò l’impegno a ridurre la quota in Mediobanca dal 18% al 9,3% entro l’anno e a uscire da Generali sempre entro il 2007. Operazione che frutterà a Unicredit una plusvalenza di 479 milioni.

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