Di nuovo in vetta

Roma Due tabù sfatati in novanta minuti di gloria: il successo sull’Inter che mancava dal 21 dicembre 2003 e il gol di Zarate ai nerazzurri, unica grande alla quale il talento di Haedo non aveva mai segnato. Il vestito della festa, per una sera, lo mette la Lazio che - superato il primo di due severi esami di maturità (il prossimo, sciopero permettendo, sarà la Juve all’Olimpico di Torino) - non può più essere considerato un fuoco di paglia. Quello che Ranieri, scherzando, alla vigilia del derby disse di voler «bruciare» come poi riuscì a fare nella partita forse peggiore - episodi a parte - della stagione biancoceleste.
Il primato in coabitazione con il Milan durerà forse appena 24 ore, sempre che il Brescia non faccia il miracolo a San Siro. Ma vuoi mettere la sensazione di avere i campioni d’Italia - pure in versione «ospedaliera» - a sette punti di distacco quando il torneo è già quasi al giro di boa? La sensazione è che per lo scudetto sia sempre dura, anche se l’entusiasmo e l’assenza di impegni europei può essere un favoloso alleato.
Edy Reja, alla vigilia, ha tenuto a ricordare che il suo Napoli era un’ammazzagrandi: proprio all’Inter rischiò di far perdere uno scudetto, il Milan lasciò al San Paolo una qualificazione Champions. E ieri sera, nel primo confronto diretto in A, si è tolto lo sfizio di battere Benitez. Una volta si limitava a studiarlo: lo conobbe nel 2002 quando, appena esonerato dal Genoa, iniziò il suo viaggio di aggiornamento proprio a Valencia, la squadra allenata dal tecnico spagnolo. Da lui ha appreso i metodi di lavoro che ha poi applicato in questa stagione davvero esaltante. Nel quale anche i limiti, confermati anche da Reja, evidenziati a Parma (assenza di un bomber) e in casa con il Catania (assenza di fisicità e statura) passano al momento in secondo piano.
Allora meglio godersi il gol fortuito di Biava, nono marcatore stagionale biancoceleste, quello di Zarate (al suo terzo centro dopo quelli altrettanto decisivi con Chievo e Napoli), che completa la sua collezione di reti alle «big» della serie A, e la perla del «Profeta» Hernanes che è una liberazione per il popolo laziale. E poi la grinta di Brocchi, ex «dimenticato» dai nerazzurri dopo un infortunio (è stato lui a raccontarlo nella settimana di avvicinamento alla sfida) o il sacrificio di Floccari, che non sarà un bomber ma sgobba come un dannato.

E anche, perché no, le incertezze di Muslera che però nel finale compie un mezzo miracolo. La festa, oltre alla pioggia battente, stava per rovinarla l’ex Pandev, per la prima volta in veste di avversario, e il finale arrembante dell’Inter. Ma evidentemente per la Lazio può essere un anno d’oro.

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