Ci han messo la testa e perso la faccia Bill Clinton e George W. Bush. Ora tocca a lui. L’Air One vola sull’Atlantico pronto a scaricarlo nelle convulsioni della politica mediorientale e Barack Obama dedica le ultime ore di riposo a riflettere su quella coperta troppo corta, eternamente insufficiente a soddisfare arabi e israeliani. S’incomincia oggi a Riad per aggiornare assieme al sovrano il cosiddetto piano di pace saudita lanciato, nel lontano 2002, proprio da re Abdallah e considerato dal presidente americano la chiave di volta per impostare una nuova era di negoziati con Israele. Si prosegue domani in Egitto con l’atteso discorso al mondo islamico irrinunciabile punto di partenza, nei piani di Obama, per cancellare le incomprensioni dell’era Bush, rilanciare nuovi rapporti con i Paesi arabi moderati e sottrarre consensi a Teheran e ai suoi alleati. Insomma due giorni cruciali, 48 ore capaci di cambiare il volto del Medio Oriente, ma anche di mettere a dura prova i progetti della Casa Bianca e di rendere assai problematici i rapporti con un alleato irrinunciabile come Israele. Due giorni di fuoco al termine dei quali la lunga e altrettanto complessa tappa europea, aperta in Normandia dalle celebrazioni per il 65° anniversario dello sbarco alleato, sembrerà una passeggiata.
La principale incognita del viaggio si chiama Bibì Netanyahu. Senza una disponibilità israeliana ad accettare negoziati basati sul concetto di due Stati e a bloccare le colonie sarà difficile convincere i Paesi arabi a riaprire le trattative. Il primo avviso, lanciato lunedì in un’intervista alla National Public Radio, è tutto per Bibì. «Gli Stati Uniti hanno una relazione particolare con Israele - spiega il presidente - ma essere amici significa essere onesti... ci sono stati momenti in cui non siamo stati così onesti come avremmo dovuto sul fatto che la direzione presa nella regione sia profondamente negativa per gli interessi israeliani e per quelli americani». Come dire: cari israeliani, il mio predecessore vi dava ragione anche quando non l’avevate, ma ora per il bene della pace non sarà più così. «Ho detto chiaramente agli israeliani, tanto in privato quanto in pubblico, che il congelamento dell'espansione delle colonie, inclusa quella per crescita naturale, fa parte degli obblighi» ha aggiunto Barack.
Quel piano sarà la base su cui sviluppare l’iniziativa politica successiva al discorso del Cairo. Nel discorso Obama metterà l’accento sui «princìpi universali» di democrazia e libertà e chiederà ai Paesi musulmani di farli propri. «Democrazia, stato di diritto, libertà d’espressione di religione non sono solo princìpi dell’Occidente – dichiara Obama alla Bbc - sono principi universali che possono venir abbracciati dai Paesi musulmani». E in un’intervista ad una tv francese non manca il riferimento all’anima islamica dell’America. «Se si contasse il numero degli americani musulmani, si scoprirebbe che gli Usa sono uno dei più grandi Paesi musulmani del pianeta: conoscere meglio l’Islam consentirà di creare un migliore dialogo».
Dialogo seccamente rifiutato poche ore dopo dagli integralisti di Al Qaida: «Obama - ha detto in un video il vice di Bin Laden Ayman al-Zawahiri, che ha invitato gli egiziani ad «affrontare il criminale presidente Usa» - ha già lanciato all’islam i suoi messaggi di sangue».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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