Obama chiede la sanità, Sarkò i voti Ecco cosa vogliono in dono i potenti

Barack Obama ricorda ancora con emozione quando suo padre gli regalò per Natale un pallone da basket. Quest’anno, il presidente americano riceverà «articoli per lo sport». Dovrà aspettare però fino alla mattina del 25 per scartare i suoi regali sotto l’albero. La vigilia la passerà infatti aspettando che i senatori, a Capitol Hill, impacchettino il dono più gradito: il Senato americano vota oggi la riforma della sanità. Sarebbe senza dubbio un’impresa storica per l’Amministrazione democratica, che potrebbe così dedicare l’anno nuovo all’enorme sfida che affrontano gli Stati Uniti e le forze multinazionali in Afghanistan, dove a gennaio inizieranno ad arrivare le prime nuove truppe del «surge».
E se Obama sotto l’albero di Natale spera di trovare una riforma della sanità fatta e finita, sono in molti i suoi colleghi in giro per il mondo a sperare che l’anno nuovo porti regali più o meno inaspettati. José Luis Rodriguez Zapatero passerà le feste a preparare il suo trasloco a Bruxelles: il semestre di presidenza spagnola inizia il primo gennaio. Il premier socialista porta in Europa una valigia di preoccupazioni. Lascia Madrid nei giorni più difficili dalla sua elezione nel 2004: il suo Paese è in recessione; la bolla immobiliare del miracolo spagnolo è implosa; per il 2010 Madrid si attende un deficit dei conti pubblici dell’8,1%; i sondaggi danno da settimane i rivali popolari in testa.
Si accorciano invece le distanze a Londra tra laburisti e conservatori e Gordon Brown può tirare un sospiro di sollievo per Natale a causa delle debolezze dei Tory. Ma l’economia britannica, scrive Business Week, entra nell’anno nuovo «zoppicando» e il premier non può che sperare di sopravvivere all’avvicinarsi delle elezioni di primavera. È tempo di voto anche in Francia, dove le regionali sono vicine. Ma Nicolas Sarkozy nel 2010 pensa già al 2012 e anche se la sua Carla Bruni ha già detto che non lo vuole più vedere all’Eliseo, i mesi che verranno saranno decisivi per capire se il presidente si presenterà nuovamente al voto. E alle elezioni del 2012 guarda anche Vladimir Putin. Lo ha rivelato pochi giorni fa e, come qualcuno si aspettava, l’ex presidente sembra pronto a dedicare i prossimi mesi alla corsa a un terzo mandato.
Il Natale di Pechino avrà invece il sapore di una sentenza giudiziaria. Domani un tribunale deciderà le sorti del dissidente Liu Xiaobo, processato per aver firmato una petizione pro-democratica. Ieri Washington ha chiesto ancora una volta la sua liberazione.

Lo aveva già fatto assieme all’Ue. Pechino si augura un anno in cui le pressioni esterne sui diritti umani e le riforme, che già si piegano ai capricci di un membro troppo importante del Consiglio di Sicurezza e a un’economia possente, diminuiscano.

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