Arthur C. Brooks va ancora una volta controcorrente. Di Obama non si è mai fidato e non ha cambiato parere nemmeno quando i repubblicani parevano in disarmo e molti intellettuali americani si ricollocavano su posizioni progressiste. Brooks da un anno è il presidente dellAmerican Enterprise Institute, uno dei più influenti think tank di Washington, ma non è un neocon, né un falco. Al contrario, è un cattolico che si batte per un liberalismo solido, saggio e incline a una certa spiritualità, ma che quando parla di terrorismo non fa concessioni, come dimostra in questa intervista concessa al Giornale.
Obama starebbe preparando un raid nello Yemen e cè già chi in queste ore lo paragona a Bush. È diventato davvero un falco?
«Assolutamente no. Penso che stia commettendo degli errori piuttosto gravi, di cui peraltro non mi stupisco. Da sempre i presidenti democratici e in particolare più di sinistra come lui, sono sospettati di essere troppo cedevoli sulla difesa e la sicurezza dello Stato. Il modo in cui ha reagito allattentato sul volo Amsterdam-Detroit lo conferma».
Che cosa gli rimprovera in particolare?
«Di non essere abbastanza simile a Bush. Gli americani riconoscono al suo predecessore di aver ottenuto un risultato che non era affatto scontato alla fine del 2001: non cè stato un altro 11 settembre. Ma Obama ha abbandonato quella linea e ora rischiamo di pagarne il prezzo».
Ovvero che cosa dovrebbe fare Obama?
«Combattere la guerra al terrorismo continuando ad applicare leggi di guerra, che prevedono misure eccezionali. E invece lattuale presidente pretende di fermare i bombaroli di Al Qaida chiudendo Guantanamo e trattandoli come se fossero criminali comuni, garantendo loro un processo normale. È una tattica disastrosa e controproducente».
Eppure Obama intende colpire lo Yemen. Non basta questo a dimostrare la sua determinazione?
«Sta commettendo lo stesso errore di Bill Clinton, che negli anni Novanta reagì ai primi attentati di Al Qaida ordinando raid tanto spettacolari quanto, alla prova dei fatti, inutili, perché non inseriti in una strategia coordinata di lungo periodo. E infatti proprio in quegli anni Bin Laden ha potuto preparare quasi indisturbato l11 settembre».
Anche Bush, però ha usato la forza...
«Sì, ma non si è limitato a questo. Ha arginato il terrorismo fondamentalista islamico grazie ai servizi segreti e alle forze speciali che hanno lavorato incessantemente per smantellare le reti di supporto del gruppo fondato da Bin Laden. Il loro è stato un lavoro sotterraneo, poco mediatico, ma straordinariamente efficace».
Che Obama ha abbandonato?
«In parte sì; nel senso che ha posto vincoli e paletti tali da rendere inefficace lopera di prevenzione. Non mi stupisco: il suo atteggiamento riflette un atteggiamento arrendevole tipico della sinistra, che nel lungo periodo è foriero di nuovi guai. Secondo gli esperti oggi Al Qaida è debole e divisa, ma se lAmerica smette di braccare i terroristi, questi troveranno il tempo e le risorse per ristrutturarsi. Purtroppo dubito che Obama si ricrederà».
Come giudica le nuove misure di sicurezza negli aeroporti?
«Inutili. I viaggiatori dovranno recarsi tre ore prima allaeroporto e probabilmente i trasporti diventeranno più cari per coprire i costi dei nuovi controlli. Perché per intercettare pochi terroristi bisogna danneggiare milioni di cittadini onesti e innocenti?».
E in alternativa cosa propone?
«Una politica mirata a bloccare i veri sospetti, che però è possibile solo quando le forze di sicurezza possono operare con rapidità e disinvoltura.
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