Questa volta la profezia di Karl Rove non si è avverata. «Il primo dibattito sarà decisivo», aveva dichiarato lo stratega elettorale artefice della doppia elezione di George Bush alla Casa Bianca. Non è andata così. John McCain e Barack Obama hanno chiuso il primo confronto televisivo in parità, tra molti sbadigli e senza guizzi. Idee nuove? Nessuna. Battute originali? Il carnet di appunti è rimasto bianco.
Sia chiaro, i due contendenti non si sono nascosti. E il dibattito svoltosi all'università del Mississippi un merito lo ha avuto: su molti temi dalla politica economica, a quella estera, passando per la sicurezza nazionale, i due candidati hanno formulato proposte divergenti. Ma già note in partenza.
Quando il moderatore ha cercato di costringerli a esaminare nel dettaglio la crisi finanziaria, entrambi hanno glissato, senza mai entrare nel merito. «Una volta alla Casa Bianca come cambieranno i vostri programmi economici alla luce dell'attuale crisi finanziaria?», ha insistito il giornalista della Pbs. Domanda molto pertinente, ma né Obama né McCain hanno risposto. O meglio: il repubblicano ha dichiarato, per l'ennesima volta, che apporrà il veto ai sussidi ingiustificati votati dal Parlamento. Il democratico ha posto l'accento sui programmi di diversificazione energetica per ridurre la bolletta petrolifera, un’idea risaputa. Insomma, entrambi hanno glissato, evitando di impegnarsi sul tema che sta più a cuore agli elettori: come risollevare concretamente l'America dalla crisi finanziaria. Ed è questa la nota più preoccupante emersa dal dibattito.
McCain ha ribadito di voler tagliare le tasse, soprattutto alle aziende, Obama ha spiegato che le ridurrà al 95% dei contribuenti e che aumenterà i programmi di assistenza pubblica, soprattutto sanitaria e scolastica. Ma nessuno ha saputo spiegare dove intende trovare i fondi necessari e tantomeno ha osato un'interpretazione personale e innovativa. Sono rimasti entrambi ancorati agli schemi nel timore di sbagliare, il che conferma la loro scarsa competenza in materia. Chiunque venga eletto avrà bisogno di eccellenti consiglieri; insomma, dovrà delegare anziché condurre.
La battaglia è stata soprattutto di personalità: McCain si è segnalato ancora una volta come il politico fuori dagli schemi che antepone l'interesse della nazione a quelli di partito. Obama come l'uomo del cambiamento che sa reagire con calma alle difficoltà. Il primo si propone come un leader d'azione, l'altro come un capo posato e riflessivo. Nessuno dei due, però, è riuscito a sferrare il colpo del ko, né a mostrare una personalità davvero convincente. Ecco perché, contrariamente a quel che pensa Rove, gli ultimi due dibattiti saranno fondamentali.
Chi ha vinto venerdì notte? Secondo la Cnn, Obama ha raccolto il 51% dei consensi, McCain il 38%, mentre per l'11 per cento si è chiuso alla pari. Ma un sondaggio on line di Drudge report dà il risultato opposto. In genere il senatore dell'Arizona è piaciuto più agli uomini, quello dell'Illinois più alle donne.
E sebbene, secondo la Cnn, Obama abbia vinto, la maggior parte degli elettori ritiene che McCain sia andato meglio del previsto. Le indicazioni sono contraddittorie e, in ultima analisi, confermano il disorientamento del pubblico. Si vota soprattutto per esclusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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