Obama ormai certo della vittoria: martedì proclamerà chiusa la corsa con la Clinton

Nei giorni successivi risponderà alla sfida di McCain andando a visitare le truppe in Irak

da Washington

Martedì prossimo cominciano negli Usa le elezioni generali. Tra i democratici ci sarà un chiaro vincitore della nomination, Barack Obama, senatore nero dell’Illinois: ne è convinto lui stesso, mandando un segnale alla rivale Hillary Clinton in vista degli ultimi appuntamenti della lunga lunga stagione delle primarie.
La campagna elettorale americana entra nei prossimi giorni nella fase finale per la nomination. Domani una commissione del partito democratico scioglierà gli interrogativi sul destino dei delegati di Florida e Michigan, due Stati che hanno visto vittoriosa la Clinton, nei quali però il voto è stato annullato. Domenica vota a Portorico e martedì 3 giugno i voti in Montana e South Dakota chiuderanno la serie delle primarie.
Per Obama, secondo una sua dichiarazione, martedì i giochi saranno chiusi e lui sarà il vincitore, controllando un numero di delegati tali «da poter rivendicare a quel punto la nomination».
Non è chiaro per ora se Obama intenda fare un annuncio ufficiale, dichiarandosi vincitore. Ma il senatore è convinto che una volta risolte le questioni Michigan e Florida, con gli ultimi voti «i superdelegati prenderanno in fretta la loro decisione».
E la proclamazione di vittoria sarà seguita nelle settimane successive da un viaggio all’estero «con l’Irak ovviamente al primo posto della lista», ha detto Obama al New York Times. Da tempo il senatore John McCain, il suo rivale repubblicano nella corsa alla Casa Bianca, rinfaccia a Obama la sua inesperienza in politica estera, attaccandolo anche per il fatto che il suo ultimo viaggio in Irak risale al gennaio 2006.

McCain, che fa dei suoi progetti di politica estera uno dei suoi punti di forza, ha invitato beffardamente Obama a recarsi insieme con lui in Irak per vedere i progressi compiuti negli ultimi due anni. Obama ha però respinto l’invito , annunciando al tempo stesso che intende recarsi presto in Irak «per parlare con le truppe e con i comandanti militari, non certo per mettere a segno punti elettorali».

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