Obama: la Siria non è la Libia, niente attacchi

Obama: la Siria non è la Libia, niente attacchi

Gli Stati Uniti hanno deciso di chiudere la propria ambasciata a Damasco e di invitare tutti i propri cittadini presenti in Siria a lasciare il Paese dopo che ieri una pesante offensiva militare contro i rivoltosi ha lasciato sul campo un’ottantina di morti. Nel mirino diplomatico di Washington, ma anche delle potenze europee, ci sono la Russia e la Cina che sabato scorso con il loro veto in Consiglio di Sicurezza all’Onu hanno impedito l’approvazione di una risoluzione di condanna del regime di Bashar el-Assad. La Casa Bianca sostiene, ed appare difficile darle torto, che quei «no» sono suonati alle orecchie del dittatore di Damasco come un’autorizzazione a continuare a comportarsi come un macellaio nel suo stesso Paese.
Ma anche dall’Europa giungono ferme parole di condanna dell’operato non solo di Assad, ma dei suoi protettori di Mosca e di Pechino. «La Germania e la Francia non lasceranno morire il popolo siriano. Quello che sta succedendo è uno scandalo. Non siamo disposti ad accettare l’indecisione o il blocco della comunità internazionale», ha detto Nicolas Sarkozy, preannunciando una telefonata al collega russo Dmitri Medvedev anche a nome della cancelliera Angela Merkel.
Intanto, i Paesi dell’Unione Europea stanno valutando la possibilità di espellere i rappresentanti diplomatici siriani, ed eventualmente ritirare i propri ambasciatori da Damasco, cosa che la Gran Bretagna ha già fatto. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Giulio Terzi, che sulla linea sostenuta da Mosca e Pechino ha commentato: «È estremamente sgradevole, per usare un eufemismo». Un voto «basato su considerazioni di fatto e di diritto completamente sbagliate», ha aggiunto Terzi, che «non può essere accettato».Ieri il nostro ministero degli Esteri ha espresso all’ambasciatore siriano a Roma «lo sdegno del governo italiano» per le violenze perpetrate dal regime contro la popolazione civile.
Anche la Turchia, fino a poco tempo fa vicina alla Siria di Assad ma ormai passata a una diversa strategia, ha criticato duramente la scelta di Russia e Cina al Palazzo di Vetro: «La guerra fredda è finita», ha osservato il presidente Abdullah Gül.
Quanto ai possibili sviluppi della crisi siriana, la linea del presidente americano Barack Obama è simile a quella prescelta per quella iraniana: intensificare le pressioni sul regime senza ricorrere all’intervento militare. «Noi dobbiamo essere inflessibili nel mandare il messaggio che è arrivato il momento che Assad se ne vada - ha detto Obama - non è più una questione di se, ma una questione di quando». Tuttavia, ha aggiunto, «non tutte le situazioni permettono il tipo di soluzione militare che abbiamo avuto in Libia».


Anche ieri l’obiettivo principale dell’offensiva militare di Assad è stata la città di Homs, già bersaglio di pesanti attacchi, anche di artiglieria, nei giorni scorsi: solo ieri nella città ribelle sono morte circa 50 persone.

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