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Obama torna a Chicago e si gioca l'ultima carta

Il presidente tenta una difficile rimonta energizzando l’elettorato democratico deluso dai risultati: "Per cambiare mi serve la maggioranza al Congresso". Florida, pressing di Clinton per far dimettere un candidato. La grande novità di queste elezioni: il Tea Party

Obama torna a Chicago 
e si gioca l'ultima carta

Chicago - E' tornato sul luogo del delitto. A Chicago cominciò a lavorare, dopo gli studi ad Harvard, occupandosi di un movimento che spingeva i cittadini a iscriversi per votare (voter registration drive). Proseguì come avvocato nella difesa dei diritti civili e insegnò nella facoltà di legge. E sempre dala lago Michigan partì la sua carriera politica, con l'elezione al Senato dell'Illinois nel 1996 e in quello federale nel 2004. Tornò nella sua città (d'adozione) per festeggiare l'elezione alla Casa Bianca, nel novembre 2008. Alla vigilia dell'importantissima sfida elettorale del 2 Novembre - quando si voterà per rinnovare un terzo del Senato, l'intera Camera dei rappresentanti e 37 governatori - fa ritorno a Chicago. Stavolta non c'è da festeggiare. Lui lo sa bene. Tenterà il tutto per evitare quella che potrebbe essere, per i partito dell'asinello, una storica disfatta.

I sondaggi Le ultime rilevazioni sembrano non lasciare scampo al partito del presidente. Le previsioni dicono che la Camera cambierà colore, con una valanga di nuovi volti repubblicani, mentre il Senato dovrebbe restare in mano ai democratici, seppur con una maggioranza molto risicata. Ma queste elezioni, dicono gli analisti, sono anche un referendum sui due anni di presidenza Obama: gli elettori sono delusi, tantissimi indipendenti, che avevano votato i democratici nelle mid term del 2006, sono passati dalla parte repubblicana proprio per la loro insoddisfazione riguardo al presidente.

Rush finale a Chicago Obama parlerà a Chicago, da un palco allestito allo Hyde Park, la stessa città dove erano diretti i pacchi bomba spediti dallo Yemen, e intercettati in tempo aall’aeroporto di Londra e di Dubai. Il comizio di Obama a Chicago è il rush finale di un tour che nelle scorse settimane ha portato il presidente in giro per gli Stati Uniti: l’obiettivo, energizzare l’elettorato democratico prima delle elezioni. Obama oggi ricorderà che la sua agenda, per essere portata avanti, ha bisogno di una maggioranza democratica in Congresso. Attaccherà i repubblicani, accusandoli ancora di politiche fallimentari, che hanno spinto il paese nella peggiore recessione dagli anni ’30. E darà appoggio a candidati democratici: Alexi Giannoulias per il Senato, e Pat Quinn per la poltrona di governatore dell’Illinois.

Scenario futuro È probabile che Obama dopo il due novembre sarà costretto a compromessi con i repubblicani. Ieri, e anche oggi, nel suo tradizionale discorso del sabato, si sono avvertite delle aperture. Il presidente commentando ieri il dato sul pil del terzo trimestre - una crescita più sostenuta, ma pur sempre molto modesta - ha detto che "bisogna unire le forze per il bene del Paese, per far tornare gli Stati Uniti a crescere".

Oggi di nuovo: "Qualsiasi sia il risultato di martedì, dobbiamo unire le forze per riportare al lavoro le persone che stanno ancora cercando un’occupazione".

 

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