Obama vince in 10 stati repubblicani ma cresce la popolarità della Palin

Passato il dibattito vicepresidenziale, i riflettori tornano ad essere puntati sui due candidati alla Casa Bianca. I sondaggi attribuiscono a Obama dieci stati che nel 2004 erano di Bush. Ma la vice di McCain frena la perdita di consensi dei repubblicani

Obama vince in 10 stati repubblicani 
ma cresce la popolarità della Palin

Washington - Parte l'attacco finale di Barack Obama e lo spettro d'azione sembra molto ampio. Obama ha la possibilità di costringere McCain a correre ad alzare barricate in ben 10 stati che nel 2004 votarono per George W.Bush e sono ora indecisi. Unico "tampone" a bloccare la recente emorragia di voti del candidato repubblicano è il recente successo mediatico della Palin.

Obama cavalca la crisi La crisi economica ha colpito il paese proprio nel momento in cui la maggioranza degli americani cominciavano a sintonizzarsi seriamente sulla corsa alla Casa Bianca, e ha spinto gli indecisi verso Obama. Il voto sul piano per il salvataggio di Wall Street e il clima creato dalla crisi del credito potrebbero hanno spostato ulteriormente il consenso. Il nono mese successivo di perdita di posti lavoro, con 159.000 persone rimaste senza occupazione solo a settembre, "dimostra che non possiamo permetterci altri quattro anni del genere", ha detto Obama in Pennsylvania.

Potrebbe conquistare dieci stati repubblicani
Il senatore democratico ha già oggi, nelle mappe che si basano sui sondaggi negli stati, 220-250 voti elettorali dei 270 necessari per diventare presidente degli Stati Uniti. Ma Obama ha soprattutto una vasta gamma di possibilità quando si tratta di decidere dove andare a cercare i pochi voti che gli mancano. L’analisi delle spese elettorali e delle tappe della campagna, indica che sta attaccando in modo aggressivo in 10 stati che quattro anni fa erano repubblicani: Iowa, New Mexico, Colorado, Nevada, Virginia, Florida, Ohio, North Carolina, Missouri e Indiana. Basta che qualche baluardo repubblicano cada, come nel caso della Florida o della Virginia (che non vota democratico dagli anni ’60), e per McCain sarà la fine.

McCain punta sulla Palin Ma le frecce di McCain non sono ancora terminate. La Palin potrebbe creare nuovo entusiasmo nella base, e McCain ne ha bisogno se vuol contrastare la capillare e organizzatissima macchina elettorale che Obama ha messo in piedi in decine di stati, e che apparirà in tutta la propria potenza il 4 novembre. Se la crisi economica gli offrirà una tregua e uscirà per un pò dai riflettori, McCain potrà tornare alla strategia che i repubblicani ritengono vincente: attaccare la credibilità di Obama. "Devono impiegare ogni giorno, da oggi all’Election Day, a cercare di rendere Obama inaccettabile come presidente degli Stati Uniti", ha detto Dan Bartlett, ex direttore della comunicazione nella Casa Bianca di Bush.

La sfida in Colorado La mappa dell'offensiva di McCain è sempre più complessa. In Michigan i repubblicani hanno già alzato bandiera bianca in Michigan, ritirando lo staff e interrompendo gli spot: i 17 voti elettorali dello stato erano ritenuti cruciali e le alternative sono poche. McCain intanto sta cercando di difendere il Colorado, stato un tempo repubblicano che ha votato due volte per il presidente George W. Bush, ma che nelle più recenti elezioni ha scelto un governatore e un senatore democratici.

Qui la sfida è serrata: alla fine di settembre la media dei sondaggi dava Obama in vantaggio di 5 punti percentual. I repubblicani registrati sono 74 mila in più dei democratici, ma un terzo dei circa 3 milioni di elettori dello Stato non appartiene ad alcun partito politico e potrebbe spostare l’ago della

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