Obiettivo educazione finanziaria

Per chi può risparmiare, e oggi in Italia si tratta del 33% delle famiglie, investire con cognizione di causa dovrebbe essere un imperativo categorico. Non solo per pianificare con ragionevole tranquillità presente e futuro, tanto più alla luce della progressiva stretta previdenziale, ma anche per muoversi consapevolmente nell’ambito dell’equazione per cui a rendimenti maggiori corrispondono rischi più elevati.
Certo, la capacità di districarsi tra le innumerevoli proposte del comparto bancario che segue nuovi canali d’offerta e si avvale di strumenti sempre più complessi, impone senza dubbio una maggiore preparazione in campo economico-finanziario. Ciò che però stenta a diffondersi è rendersi conto di quanto sia importante occuparsi del proprio denaro: quanto serve almeno per capire i rischi e le opportunità che si legano a ogni investimento.
Perché se da un lato, come si evince da una recente indagine Ipsos, chi investe tende a scegliere gli strumenti finanziari considerati più sicuri (certificati di deposito, titoli di Stato, libretti di risparmio e obbligazioni), passati dal 13% del 2006 all’odierno 25% delle preferenze, dall’altro si dichiara in gran parte incompetente. Lo ammette il 70% (dato Ispo) degli italiani e, dato ancor meno incoraggiante, il 65% dei ragazzi tra gli 11 e i 25 anni rivela un interesse molto ridotto, quando non addirittura inesistente, per la gestione del risparmio. Di fatto, in un contesto nel quale si riduce il denaro a disposizione delle famiglie, l’educazione finanziaria diventa un aspetto chiave. Non soltanto per i riflessi economici, che peraltro riguardano l’intero Paese, dato che le scelte di gestione finanziaria da parte di milioni di persone impattano sulle dinamiche dell’intero sistema, ma anche per l’intrinseco valore sociale.
Secondo l’Ocse, l’Organizzazione internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica, solo attraverso l’informazione, l’istruzione e un supporto oggettivo, i consumatori possono sviluppare le capacità e la fiducia per procedere a scelte consapevoli e aumentare il proprio benessere finanziario. È l’innescarsi del circolo virtuoso che può beneficiare l’economia nel suo complesso: da una parte la migliore allocazione delle risorse finanziarie aumenta l’efficienza globale del sistema e dall'altra, come sostiene un recente rapporto di Ambrosetti-The European House, una più efficace partecipazione dei consumatori al mercato si riflette anche in una maggiore competitività territoriale, presupposto a una più elevata capacità d’attrarre investimenti, dall’interno e dall’estero. Ecco allora il percorso di alfabetizzazione concepito dall’industria bancaria che, attraverso il Consorzio PattiChiari, si articola in una serie d’iniziative tese ad accompagnare la crescita del consumatore-risparmiatore.
Prima avvicinando i giovani per mezzo di attività di tipo formativo nelle scuole, e poi sviluppando un ampio programma che, col fattivo sostegno delle associazioni dei consumatori, promuove e diffonde l’educazione finanziaria.

Puntando anche a coinvolgere le varie istituzioni nella rincorsa a colmare il gap con altri Paesi, specie quelli anglosassoni, dove l’approccio alle nozioni economico-finanziarie ritenute di base utilizza puntualmente come leva il sistema educativo.

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