Cronaca locale

Occupazioni e pestaggi: la Statale ha paura dei nuovi «sessantottini»

Appelli alla lotta, murales rossi e spedizioni: la sfida tra studenti continua. Gli esperti: «Ma il clima da anni di piombo è un ricordo...»

Quando Simone Rigon cadde a terra colpito ripetutamente alla testa con dei caschi, non sapeva che il suo aggressore era un apprendista Bierre. Lo scoprì quattro mesi dopo sfogliando il giornale: in una foto vide chi lo costrinse a una lunga degenza in un letto d’ospedale. Quell’immagine ritraeva Alfredo Mazzamauro insieme ad una ragazza, sotto un titolo choc: «Arrestate le nuove Br». Brigatisti che, sorpresa, arruolavano supporter nelle aule di Scienze politiche. Era il febbraio di quest’anno.
Sette mesi dopo, in via Conservatorio, non è impresa impossibile ritrovare sui muri appelli alla lotta firmati dall’«Assemblea degli studenti di Scienze politiche». Collettivo che, per intenderci, all’indomani dell’aggressione a Simone - colpevole di essere un leader dell’organizzazione universitaria di An - rivendica il diritto di negare agibilità politica e fisica «ai nipotini di Fini». Gli stessi volantini che, sorpresa, si ritrovano in questi giorni anche nei chiostri di via Festa del Perdono, dove martedì la cronaca ha registrato un’aggressione degli «antifascisti militanti» contro tre ragazzi di destra. Episodio isolato, dice il rettore Decleva, mentre la giovane destra racconta un’altra storia: «La sinistra alza la tensione, giorno dopo giorno, aumentano i tentativi di aggressione contro i militanti, tre pesanti in poco meno di un anno».
E non è difficile scoprire da dove partono le aggressioni, sia quelle tentate che quelle portate a termine: è in un’auletta a fianco dalla libreria della Cusl, a due passi dall’aula magna, che si organizzano le «spedizioni». Auletta autogestita da Asso, ovvero «assemblea studenti Statale occupata», che da poche settimane è stata però dis-«occupata»: «Quelli là li teniamo d’occhio perché hanno la provocazione facile», confida un impiegato del rettorato, mentre c’è chi tra gli studenti vicini a Comunione e liberazione snoda un lungo elenco di «fatti e misfatti» compiuti dai pasdaran dell’autonomia.
Elenchino dove la fa da padrone lo «strappo» dei manifesti di Alleanza universitaria. «Un nostro manifesto resta affisso intatto non più di una mezz’oretta» dicono quelli di Au: giochino diventato regola, dopo che la giovane destra ha conquistato il ventidue per cento dei consensi. Versione che, naturalmente, quelli di Asso sgonfiano. Prima, avvertono che loro «non c’entrano con le aggressioni», poi chiosano che «l’antifascismo è militante o non è» e, infine, preannunciano che tra qualche giorno sui muri di via Festa del Perdono potrebbe comparire un murales pro Carlo Giuliani. Sì, proprio il giovane che nel corso del G8 di Genova morì mentre lanciava un estintore contro la polizia. Murales non autorizzato, naturalmente.
Anche questa è, oggi, la Statale. Università che vede i «collettivi studenteschi» occupare «abusivamente» un’aula o, come accaduto, la scorsa primavera organizzare convegni dove guest star sono ex brigatisti in pensione.

«Certo, non è il clima da anni di piombo» dicono gli esperti, ma di quel periodo resta comunque il piombo.

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