Cannes - «Naturalmente è il più bel film che sia mai stato fatto e altrettanto naturalmente è un vero e proprio inno alla pace», dice ironico George Clooney. È qui per raccontare alla stampa Ocean's 13, presentato ieri fuori concorso e in prima mondiale, ma la stampa vorrebbe parlare d'altro: del suo impegno politico, del suo impegno sociale, del Darfur, del tipo di cinema che preferisce... L'attore ha ragione nel suo scantonare e nel suo cercare di ricondurre le domande in quello che dovrebbe essere il loro alveo naturale, ma anche i giornalisti non hanno torto: Ocean's 13 è una sorta di La stangata con molta meno profondità e molti più effetti speciali, basti pensare che l'imbroglio prevede anche la simulazione di un terremoto, e il dover fare spazio, più o meno, a una dozzina di caratteri, restringe notevolmente lo spazio dei protagonisti principali, la loro psicologia.
Certo, il cast è stellare: il già citato Clooney è affiancato, ormai per la terza volta dopo Ocean's 11 e Ocean's 12, da Brad Pitt e da Matt Damon e Andy Garcia, che nelle puntate precedenti era Terry Benedict, loro avversario dichiarato, questa volta ne è l'alleato, all'insegna del motto «i nemici dei miei nemici sono miei amici». Benedict, infatti, detesta il superpalazzinaro Willy Bank perché costruisce alberghi con annesso casinò, più grandi dei suoi, l'ultimo dei quali fa ombra alla sua piscina… Gli fanno corona Don Cheadle, Bernie Mac, Casey Affleck, Eddie Jemison, Carl Reiner, Shaobo Qin, Scott Caan.
Il nuovo cattivo, che è anche una delle due grandi new entries del cast, è niente di meno che Al Pacino, megalomane e folle nel ruolo, indossato senza fatica, appunto di Willy Bank. L'altra è Ellen Barkin, sua ombra efficiente e senza cuore, ma senza un vero peso specifico che ne giustifichi la presenza, se non come una forma di risarcimento perché nella puntata precedente il suo ruolo era scomparso in fase di montaggio.
«All'inizio Al Pacino era un po' teso - ricorda Brad Pitt -. Il nostro è un cast ormai collaudato, ci conosciamo bene. Poi si è disteso ed è andato tutto liscio». Il produttore Jerry Weintraub annuisce e completa. «Al è venuto a trovarmi e mi ha detto: “Voglio sapere che cosa i ragazzi pensano di me”. E io gli ho risposto: “Quello che tu hai pensato la prima volta che hai lavorato con Marlon Brando”. Lui ha sorriso e ha firmato i contratto».
Alla base di Ocean's 13 c'è l’amicizia: la «stangata» infatti non nasce per motivi di lucro ma per vendicare Reuben Tishkoff, il mentore e padre putativo della banda (Elliott Gould sullo schermo) tradito e rovinato da Willy Bank. Ma l'amicizia è anche alla base del cast, come ammette tranquillamente il regista Steven Soderbergh. «Conosco questi attori da almeno vent'anni, abbiamo molte cose in comune, George Clooney e Brad Pitt sono persone intelligenti, colte, di buone letture, di ampi orizzonti intellettuali, e così sul set l'atmosfera è sempre piacevole. Detesto lavorare con persone sgradevoli. Rendono sgradevole il risultato».
Ambientato a Las Vegas, capitale del gioco e del divertimento, della città del Nevada conserva però solo alcuni esterni. «L'albergo-casinò di Willy Bank l’ho fatto ricostruire in studio - dice ancora Soderbergh - con un décor sontuoso e un po’ demenziale che riflettesse la megalomania del suo proprietario».
Nel film Matt Damon indossa a un certo punto un naso finto per impersonare il segretario di un altrettanto finto miliardario cinese e sedurre, complice un potente afrodisiaco, Ellen Barkin. «Se fossimo in concorso potrebbe vincere il premio Cyrano per la migliore interpretazione», dice sorridendo George Clooney.
«Ocean's 13 è un film d'evasione presentato in una passerella internazionale di assoluto rilievo grazie alla quale si può anche fare beneficenza ai massimi livelli», concede alla fine. Tetragona, la stampa insiste: sì, ma a lei che tipo di film piacciono, che ruoli sogna ancora di interpretare? «Le commedie musicali anni '40», si arrende stremato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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