Rodolfo Parietti
da Milano
La ripresa cè, dopo una recessione «seria e preoccupante», ma i conti pubblici non tornano e pongono il rischio di una reazione dei mercati». Così lOcse, nel capitolo riservato allItalia dellEconomic Outlook diffuso ieri, in cui lottimismo per un ciclo economico finalmente positivo viene stemperato dal giudizio severo sullallargamento del deficit e sulla crescita, la prima dopo un decennio, del debito pubblico.
Sostenuto dallespansione economica mondiale, il nostro Paese si è lasciato «il peggio alle spalle», è il commento del capoeconomista dellorganizzazione parigina, Jean-Philippe Cotis. Per questanno lItalia dovrà accontentarsi di una crescita modesta, pari allo 0,2% (più 1,4% la zona euro), mentre nel 2006 il Pil mostrerà una progressione dell1,1% (più 2,1% Eurolandia), per poi salire dell1,5% nel 2007. Per Cotis si tratta di un rilancio «notevole», tenuto conto del freno allo sviluppo esercitato dagli alti prezzi del petrolio e dalle difficoltà incontrate dalle esportazioni a causa della forza delleuro.
Secondo lOcse, comunque, il sentiero di crescita lungo cui si muove la penisola resta stretto. Linflazione, in calo al 2,1% questanno ma in rapida risalita al 2,7% nel 2006, contribuirà a rallentare i consumi. Sulla ripresa incombe anche un costo del lavoro troppo elevato, appesantito da una crescita dei salari prossima al 2% senza il riscontro di una spinta della produttività. Quanto alla prossima stretta sui tassi da parte della Bce, limpatto viene considerato nullo, ma la tempistica non convince lOcse, che invita listituto di Francoforte a rimandare al prossimo autunno il giro di vite per non soffocare la ripresa.
Le criticità maggiori riguardano però landamento dei conti pubblici italiani. Lobiettivo governativo di una correzione per 1,75 punti del Pil è ambizioso, considerato «che la spesa tradizionalmente aumenta prima delle elezioni politiche». Rispetto al deficit-Pil del 3,8% nel 2006 individuato dal governo, lOcse colloca il rapporto al 4,3% (ma va ricordato che sei mesi fa la stima era pari al 5%), e la situazione non sembra suscettibile di miglioramenti sostanziali nel 2006 (4,2%) e nel 2007 (4,8%) «in assenza di significative misure correttive».
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