Ocse: «Italia, la ripresa è in arrivo»

Nei primi sei mesi crescita all’1,5% su base annuale. Cotis: «Si avverte clima di fiducia»

da Parigi

Il 2005, con una crescita zero, «non è certo stato il migliore anno per l'Italia», ma con il primo semestre l'economia italiana dovrebbe lasciarsi alle spalle il ristagno e avviarsi verso la ripresa. Lo ha dichiarato ieri il capo economista dell'Ocse, Jean-Philippe Cotis, nel corso di una conferenza stampa a Parigi.
L’Italia, ha detto, «parteciperà alla ripresa generale della zona euro, con una crescita moderata nei primi sei mesi attorno all'1,5% su ritmo annuale» ha detto Cotis, convinto che l'economia italiana ripartirà in quanto «si avverte un clima di fiducia in vari settori».
L'Ocse, che nell'ultimo outlook aveva previsto per l'Italia a novembre una crescita del Pil dello 0,2%, si attende ora una crescita dello 0,4 nel primo trimestre e del più 0,3% nel secondo trimestre.
Secondo Cotis, l'Italia deve puntare a rimuovere al più presto i freni alla sua competitività che pesano sulla crescita. «Manca anche un'apertura dei mercati nel settore non industriale» ha aggiunto l'economista, che vede nella liberalizzazione uno strumento per ridurre l’aumento dei prezzi dei servizi.
Cotis si è poi detto «prudentemente ottimista» per l'economia europea mentre prevede ancora una forte ripresa negli Usa e un buon andamento di quella giapponese. La crescita della zona euro rimarrà però «al di sotto del suo potenziale» prevedendo comunque, come nell'outlook di novembre, un'espansione «leggermente superiore al 2,1%».
Dopo la delusione provocata dal non previsto rallentamento registrato del quarto trimestre nei Paesi industrializzati, l'Ocse si attende nel primo semestre una ripresa sostenuta negli Usa (più 1,1% nel primo trimestre e più 0,9% nel secondo), una leggera decelerazione di quella giapponese (rispettivamente più 0,7 e più 0,5% dopo il più 1,4% del quarto trimestre). Per la zona euro le previsioni sono di più 0,6 e più 0,6, per il G7 più 0,8 e più 0,7%.


Cotis ha infine indicato che un'ulteriore stretta monetaria da parte della Bce dovrebbe basarsi sui segni chiari e «senza ambiguità» di una ripresa dell'economia europea e di un aumento della pressione inflazionistica.

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