Roma - Due miliardi da tasse e contributi di solidarietà, sconti ai baby boomers e rivalutazioni assicurate fino a 1.400 euro per quanto riguarda le pensioni. Poi Ici (Imu) sulla prima casa alleggerita per le famiglie numerose, un tetto agli stipendi pubblici e altri aggiustamenti come quella salva mercato dell’usato che prevede l’esenzione dalla tassa sul lusso per le automobili che abbiano più di cinque anni.
Il senso dei due pacchetti di emendamenti al decreto Salva Italia presentati ieri dal governo e dai relatori è più cassa per garantire la correzione dei conti; concessioni ai partiti, che hanno visto accettare alcune loro proposte per introdurre più «equità» e impasse su due nodi politici: le liberalizzazioni e i costi della politica.
Il maxiemendamento del governo è spuntato ieri pomeriggio, dopo una mattinata di trattative serrate e vertici che hanno coinvolto il premier Mario Monti. Il risultato delle mediazioni sono sei pagine dove la parte del leone la fanno ancora una volta fisco e previdenza.
La stretta sul fisco passa, come previsto, dai capitali scudati per i quali arriva, un’imposta di bollo ordinaria per garantire la segretezza dei dati, fissata al 4 per mille all’anno e al 10 per mille nel 2012 e nel 2013 in caso la somma sia stata prelevata dal deposito. La precedente versione prevedeva un prelievo una tantum dell’1,5 per cento.
C’è anche un giallo dei conti correnti. L’emendamento del governo alla manovra modifica la normativa sull’imposta di bollo prevedendo l’esenzione per le giacenze inferiori a 5.000 euro e l’aumento a 100 euro per le società. Ma nella parte che riguarda l’imposta ordinaria, quella che già oggi si paga sui conti correnti pari a 34,20 euro, si includono anche i «libretti di risparmio, anche postali», che oggi sono esclusi da ogni imposta, sono milioni e rappresentano la forma di risparmio dei redditi bassi. Sempre a proposito di Poste, il governo Monti ha previsto una nuova tassa per buoni fruttiferi. Alla scadenza ci sarà una tassa dello 0,1 per cento nel 2012 e dello 0,15 per cento a decorrere dal 2013. Stretta anche sugli strumenti finanziari, con un’imposta che da fissa diventa proporzionale, pari all’1 per mille annuo.
Arriva anche una nuova tassa, sugli immobili detenuti all’estero (sarà dello 0,76 per cento del valore sugli immobili oltreconfine) e sulle attività finanziare fuori dall’Italia.
La stretta fiscale serve soprattutto a finanziare l’ammorbidimento dell’Imu sulla prima casa. L’emendamento stabilisce che alla detrazione di 200 euro già prevista per la nuova Ici, valida per tutti, si aggiungano 50 euro per ciascun figlio di età non superiore a 26 anni, «purché dimorante abitualmente e residente anagraficamente nell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale».
Concessioni alla maggioranza anche sul capitolo previdenza. Le pensioni fino a 1400 euro per il prossimo anno saranno rivalutate del 100%. Ma dal 2013 le rivalutazioni riguarderanno le pensione fino a due volte la minima, ovvero fino a poco più di 900 euro.
Sono arrivate anche le misure per salvare la «generazione del ’52». I lavoratori con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni al 31 dicembre 2012 possono andare in pensione anticipata a non meno di 64 anni. Le donne potranno andare in pensione di vecchiaia a 64 anni se al 31 dicembre 2012 avranno almeno 20 anni di contributi e 60 anni d’età. Uno sconto limitato a chi ha maturato il diritto alla pensione a ridosso della riforma.
Il tutto a spese delle pensioni d’oro per le quali è previsto un contributo di solidarietà. Doveva essere del 25% (così era stato presentato dal ministro del Welfare Elsa Fornero), ma è stato modificato a penna nel testo del governo. Riguarderà la parte eccedente i 200mila euro all’anno, per il 15%.
Molto sofferto il capitolo liberalizzazioni. Un emendamento dei relatori le aveva rinviate al 2013, ma il governo ha confermato il 2012 come data di inizio. Ma non ha cambiato l’esclusione dai taxi dalla liberalizzazione, che resta anche nella versione definitiva del decreto.
Sempre dai relatori, è arrivato un emendamento che introduce un tetto agli stipendi pubblici compresi quelli dei manager delle società partecipate: non potranno essere più alti di quello del presidente della Corte di cassazione, quindi circa 290mila euro.
Poi magistrati, procuratori dello Stato e avvocati non potranno accumulare le indennità derivanti dalla loro attività negli enti pubblici.Sui costi della politica il governo è andato incontro alle Province prevedendo che, in vista della riforma, gli organi decadano a scadenza naturale e non nel 2013.
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