«Odio i reality show Se me li propongono resto in panchina»

Sempre uguale, nell’angoscia di perdere ascolti e introiti; sempre priva d’idee, nell’orrore di azzardare delle novità. Eppure, a ben guardare, perfino in questa immobile tv qualcosa si muove. Certi volti nuovi, che avanzano senza sgomitare, ignorati dalle polemiche, poco gratificati dalle copertine, con l’aria di esser lì senza neppure uno straccio di raccomandazione. Volti come quello di Massimiliano Ossini, che intervistiamo oggi e di altri conduttori che parleranno con noi nei prossimi giorni. Massimiliano, 33 anni, napoletano, sorriso simpatico e fisico atletico, lunga gavetta con i programmi per ragazzi, già vincitore di Notti sul ghiaccio, già conduttore di Linea verde e I Love Italy. Potrebbe esser lui uno dei nuovi nomi della Rai del futuro? Intanto a settembre tornerà con Cose dell’altro Geo su Raitre.
«Da quando giurai che mai avrei lavorato in tv non azzardo più previsioni - alza le mani Ossini -; pensavo di essere troppo imbranato. Semmai farò l’attore, pensavo, così potrò nascondermi nel personaggio. Per questo a 19 anni andai a un provino della Disney Channel. Strada facendo un poliziotto mi fermò, mi trovò addosso delle pasticche ricostituenti che potevano sembrare qualcos’altro. Così al provino, invece di recitare, raccontai la paura che m’ero preso. Risultato: mi trovarono così spontaneo che mi offrirono la mia prima diretta, Live Zone, un programma per ragazzi. Doveva durare sei mesi. È durato sei anni».
Poi è venuta la Rai con gli analoghi Disney Club e Scooter. Aveva solo 25 anni. Come ha fatto a entrare in viale Mazzini? Aveva qualche raccomandazione?
«Appena varcata la soglia mi spaventai. E adesso a quale porta busso? Non conosco nessuno, pensavo, non arriverò da nessuna parte. Sapesse quanti raccomandati mi sono passati davanti! Ma di loro pensavo: ora voi andate a tutta birra, ma prima o poi la vostra spinta si esaurirà. Io invece, se saprò seminare bene, prima o poi farò il mio raccolto. È solo questione di tempo. E di pazienza».
E non aveva fretta di arrivare, come ce l’hanno tutti, specialmente in tv?
«Ma è proprio andando piano che arrivi! Ti fai la tua gavetta, hai il tempo di crescere, impari molto di più, ti alleni a valori positivi. E infatti, non per immodestia, ma quando ho preso in mano Cose dell’altro Geo, che su Raitre faceva solo il 2 per cento (Fallo tu - mi disse il direttore Ruffini - tanto peggio di così non può andare) gli ascolti sono triplicati».
Tempo, pazienza, valori positivi. È la lezione tratta da quattro anni di conduzione a Linea verde?
«Proprio così. Quel programma è stato il mio maestro di vita. Pensi: lavorare per la tv ma all’aria aperta, fuori da uno studio, trovarsi a contatto con la natura vera, con persone autentiche; essere davvero utile al pubblico che ti guarda. È questa la tv che vorrei sempre fare».
Mentre invece quella che non farebbe mai?
«Quella che il pubblico lo sfrutta, fingendo di volerlo aiutare. La tv ipocrita che ogni giorno specula sui dolori di alcuni, col pretesto di fare informazione per gli altri. I programmi sulla chirurgia estetica, che t’insegnano come nascondere i tuoi problemi dietro una faccia che non è la tua, invece che come affrontarli. I reality show, che manipolano i sentimenti, che spremono le persone, le illudono e le gettano via».
Non per smontarla ma con questi princìpi quanta strada farà in tv?
«Staremo a vedere. Io continuo col mio metodo. Sento troppo forte il bisogno di mettere le mie capacità al servizio di una tv utile, che sia davvero al servizio del pubblico, che faccia davvero da tramite tra chi sa e chi vuole sapere.

Che riunisca davvero le famiglie davanti allo schermo. Il mio sogno nel cassetto? Un programma alla Piero Angela, su natura e ambiente, agricoltura. I tempi non sono più quelli? Chissà: vedremo. Io aspetto. Sono uno che sa aspettare, io».

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