«Odissea» alle Poste: aperti 4 sportelli su 16

È normale perdere metà mattina per pagare un bollettino postale? No, anche se tutto congiura per far credere che sia normale, anzi ineluttabile. Ci si vergogna quasi a lamentarsi, sembra di fare la figura di quelli che non vanno mai a pagare una bolletta o, peggio, di apparire tanto stupidi da non aver trovato vie alternative. Internet? La banca? Ma, a parte le super commissioni, non sempre si può evitare di presentarsi alle Poste.
Le disavventure cominciano in via Marcona dove l’ufficio è scomparso, sventrato per ristrutturazione. Di solito in questi casi un cartello avverte «stiamo lavorando per voi». Ma soprattutto, al di là delle cortesie formali, ci si aspetta di trovare l’indicazione dell’ufficio postale più vicino. Invece nulla, solo un’aria da locale dismesso e nessun suggerimento su come arrangiarsi in attesa che gli uffici tornino in vita.
La scelta è di puntare sulla sede centrale di piazza Cordusio, ma si rivela sbagliata. È un qualsiasi martedì 9 gennaio, sono le undici e un quarto, certo non un’ora di punta, eppure quando prendi il numerino ti accorgi che prima del tuo ne sono stati staccati duecentocinquanta e i tempi di smaltimento lasciano ben poche speranze.
Il passo successivo sono gli uffici più defilati di via Cordusio. Basta entrare per capire che il rimedio è peggiore del male, ma a questo punto è chiaro che bisogna rassegnarsi, perché in un modo o nell’altro almeno un’ora di coda è assicurata.

Su sedici sportelli soltanto quattro sono aperti e i vetri desolatamente vuoti con i numeri elettronici tristemente spenti sono in stridente contrasto con il salone affollato.
È normale essere costretti a bivaccare settanta minuti per riuscire a pagare un bollettino? No che non lo è. E se capita tutti i giorni è più assurdo che mai.

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