Oggi le Borse tremano: le banche francesi rischiano la bocciatura

Lacrime e sangue. Per tutti. Una Grecia sull’orlo del baratro finanziario gioca la carta del sacrificio supplementare richiesto alla classe politica: la busta paga di parlamentari, ministri, ma anche amministratori locali, verrà tagliata di un’intera mensilità. La misura ha un significato puramente simbolico, destinata com’è a non incidere in alcun modo sulla drammatica azione di risanamento cui è chiamato il governo di Giorge Papandreou. Il provvedimento punta infatti soprattutto a tacitare la rabbia popolare, esplosa nei violenti scontri di sabato a Salonicco tra manifestanti e forze dell’ordine, e che rischia di salire ancor più ai livelli di guardia dopo che Atene ha deciso ieri di varare un’ulteriore manovra correttiva da oltre due miliardi che va a colpire gli immobili. La tassa non sarà indolore per le tasche già provate dei greci: in base ai calcoli del ministero delle Finanze, guidato da Evangelos Venizelos, si tradurrà in un esborso tra i 4 e i 10 euro per metro quadrato.
La drammatica situazione ellenica potrebbe condizionare fortemente i mercati, che riaprono oggi dopo una settimana di passione culminata con le dimissioni del capo-economista della Bce, Jürgen Stark. Tanto più che sui listini incombe anche l’incognita del possibile declassamento, da parte di Moody’s, delle tre principali banche francesi, cioè Bnp Paribas (principale azionista in Italia di Bnl), Société Générale e Crédit Agricole, a causa della loro esposizione al debito sovrano greco. Già a metà giugno scorso l’agenzia di rating aveva messo sotto osservazione gli istituti transalpini. E ora, sta per scadere la «finestra» di tre mesi entro la quale Moody’s tradizionalmente annuncia la sua decisione. Per Bnp e SocGen il nodo riguarda soprattutto i portafogli pieni di titoli di Stato greci che raggiungevano a fine marzo, rispettivamente, 5 e 2,5 miliardi di euro, mentre solamente 600 milioni riguardavano Crédit Agricole. Quest’ultima è però a rischio downgrade a causa della controllata greca Emporiki.
La decisione della Grecia di rimettere mano ai provvedimenti anti-deficit è stata salutata positivamente dal commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn. Per Atene si tratta di un riconoscimento importanto, dopo che la troika formata da Ue, Bce e Fmi aveva chiesto misure più convincenti. Inoltre, la «troika» aveva interrotto lo scorso 2 settembre la sua missione, accusando il governo di Atene di non rispettare gli impegni e mettendo in luce un grosso buco di bilancio. I conti appaiono infatti ancora in grande sofferenza. Le cifre diffuse ieri da Venizelos indicano che se tutti i provvedimenti saranno attuati correttamente, la Grecia può aspettarsi nel 2012 un deficit di 17,1 miliardi, circa l’8% del Pil, superiore della previsione precedente che lo fissava al 7,6%. L’economia sta tra l’altro frenando a un ritmo più veloce del previsto, con una contrazione nel 2011 del 5,3%. Il dossier-Grecia verrà comunque esaminato venerdì e sabato in Polonia in una riunione informale dei ministri finanziari della zona euro e della Ue per mettere a punto il secondo nuovo piano d’aiuti da 160 miliardi promesso lo scorso 21 luglio.
L’impressione è che il Paese sia ormai chiamato a una missione impossibile per tappare le falle che continuano ad aprirsi sui conti pubblici. Vista la situazione, la Germania non esclude un «fallimento controllato» di Atene per salvare la moneta unica. L’idea è stata lanciata dal ministro dell’Economia tedesco, Philipp Roesler, in un’intervista al quotidiano Die Welt.

«Per stabilizzare l’euro, non bisogna aver timore di pensare ad alcune opzioni, e tra queste, se si hanno a disposizione gli strumenti necessari, anche l’insolvibilità ordinata della Grecia», ha spiegato Roesler - che ricopre anche la carica di vicecancelliere - sottolineando come le misure di austerità previste da alcuni Paesi possano non essere sufficienti. Un’ipotesi, quella della bancarotta (seppur pilotata), che difficilmente sarà facilmente digerita dai mercati.

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