Oggi la manovra sbarca all’Ecofin: all’Europa non piace lo scippo del Tfr

Bruxelles potrebbe chiedere a via XX Settembre di rivedere il passaggio all’Inps del Trattamento di fine rapporto

da Roma

La legge finanziaria va all’esame dell’Eurogruppo. Formalmente la manovra non è all’ordine del giorno dell’Ecofin di domani, in programma a Lussemburgo. Ma, con ogni probabilità, la Finanziaria da 33,4 miliardi sarà al centro della discussione che si svolgerà questa sera, durante la cena dell’Eurogruppo.
In un clima tradizionalmente informale, i ministri avranno la possibilità di confrontarsi liberamente su temi che vanno dall’aumento dei tassi di riferimento della Bce (all’Eurogruppo partecipa anche Trichet, presidente della Banca centrale) alla Finanziaria italiana, agli effetti recessivi impliciti nella scelta tedesca di aumentare l’Iva.
E proprio le conseguenze sul ciclo economico prodotto dalle manovre italiana e tedesca potrebbe essere uno dei temi che verrà affrontato durante la cena di questa sera. Ma non sarà il solo che riguarderà i conti pubblici italiani.
A Bruxelles non viene vista con favore la scelta di contabilizzare come minore spesa il trasferimento di 5 miliardi di Tfr in un fondo presso l’Inps. È probabile che le perplessità della Commissione non emergano chiaramente da questo Ecofin.
Forse saranno appena accennate nel bilaterale in programma fra Padoa-Schioppa ed Almunia, che dovrebbe svolgersi questa sera - a margine dell’Eurogruppo - o domani mattina, prima della riunione dell’Ecofin.
Il Commissario europeo, infatti, continua ad evitare ogni commento sulla Finanziaria italiana, rinviando il giudizio ufficiale all’Ecofin di novembre. In quell’occasione, a Bruxelles, la Commissione esprimerà un parere sugli interventi del governo Prodi per rispettare il Patto di stabilità.
A favorire l’incontro bilaterale fra Padoa-Schioppa ed Almunia sono intervenute le parole pronunciate a Capri dallo stesso ministro dell’Economia, quando ha detto di essere disposto a modificare - in parte - la manovra. Parole che sarebbero state interpretate positivamente dalla Commissione, in quanto dimostrano la disponibilità del governo a recepire eventuali correzioni «consigliate» dalla Ue. Prima fra tutte quella sul Tfr.
Se così fosse, per Padoa-Schioppa si aprirebbe un fronte interno di non secondaria importanza. Vale la pena di ricordare che nella Finanziaria il governo ha previsto che - qualora la Commissione dovesse bocciare l’operazione Tfr - è previsto un taglio pressoché automatico alle maggiori spese previste soprattutto per finanziare le infrastrutture.
A quel punto il ministro dell’Economia dovrebbe spiegare le sue scelte ad Antonio Di Pietro. Fra i due ci sono state scintille all’ultimo Consiglio dei ministri proprio perché Padoa non voleva allentare i cordoni della borsa per rispettare un protocollo con la Regione Friuli-Venezia Giulia. E per tutta risposta, Di Pietro non ha firmato il protocollo.


Quindi, lo spazio di azione che avrà Padoa-Schioppa nel bilaterale con Almunia sarà limitato. Più complicato sarà per il nostro ministro giustificare ai colleghi europei gli effetti di rallentamento dell’economia prodotti dalla manovra.

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