Ogni anno tre milioni di operazioni

Ogni anno in Italia si eseguono oltre 3 milioni di interventi chirurgici. Anche l'operazione più semplice può presentare delle complicazioni. Il paziente può reagire in modo anomalo e perfino l'arresto cardiaco è più frequente di quanto si immagini. La sala operatoria per la sua complessità e delicatezza, mette sempre sotto pressione tutti gli attori e l'intero sistema ospedaliero in termini sia economici sia organizzativi.
Medici, anestesisti, direttori sanitari devono offrire al paziente efficienza e sicurezza, frutto di elevata professionalità. Devono inoltre ridurre o eliminare i tempi morti tra un intervento e l'altro per migliorare l’efficacia dell’ospedale. Soprattutto nelle strutture più complesse, le attività chirurgiche e, quindi, le procedure anestesiologiche, nella fase preoperatoria e postoperatorio, sono eseguite in una recovery room, attigua alla sala operatoria.
«La modalità di approccio al lavoro in sala operatoria sono profondamente mutate», afferma Rodolfo Proietti, professore presso il dipartimento di anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma. «Il tempo di disponibilità di sala deve essere pienamente occupato, il tempo morto tra un intervento ed il successivo deve essere ridotto al minimo, così come il tempo anestesiologico di preparazione all'intervento ed i tempi di induzione e risveglio».
Negli anni la pratica anestesiologica si è trasformata radicalmente. Nel 1842 Clarke e Long somministrarono per la prima volta l'etere ai pazienti prima dell'intervento, nel 1844 Wells ricorse all’ossido di azoto nelle pratiche cliniche, nel 1847 Simpson introdusse il cloroformio, nel 1885 Corning scoprì l'anestesia spinale (analgesia epidurale) con la cocaina, nel 1942 Griffith & Johnson introdussero il curaro. Si è passati dalla definizione degli «Harvard standards» all'Introduzione del pulsossimetro (dispositivo che misura indirettamente la saturazione di ossigeno nel sangue del paziente), dal capnometro (misura il biossido di carbonio e le concentrazioni di gas respirati) agli standard dell'American Society of Anesthesiologists, all'introduzione di nuovi medicinali anestetici alla Fondazione per la sicurezza dei pazienti. «L'anestesiologia è oggi una vera scienza che garantisce livelli di sicurezza un tempo impensabili», afferma Francesco Giunta, professore ordinario presso il dipartimento di chirurgia dell'università di Pisa, ricordando che l’ultima novità in anestesia è sicuramente l'antagonizzazione farmacologica sicura anche per i curari che, insieme alla qualità delle diagnosi e degli interventi chirurgici, consentono quasi un azzeramento del rischio.
Una innovazione, forse la più importante degli ultimi anni per l’attività della sala operatoria, è stata messa a punto in Inghilterra. In un laboratorio scozzese della Schering Plough (l’industria farmaceutica americana recentemente acquisita dalla Merck) il dottor Anton Bom e il suo team hanno sperimentato e sviluppato, a partire dal 1997, una sostanza che può rivoluzionare la farmacologia della trasmissione neuromuscolare e mutare la pratica dell'anestesia. E' un nuovo antagonista selettivo dei miorilassanti, si chiama Bridion (sugammadex), mette il paziente in condizione di riprendere a respirare autonomamente dopo che è stato estubato, contrastando, entro soli tre minuti, il blocco neuromuscolare prodotto da rocuronio e vecuronio, due derivati del curaro. Questi ultimi sono dei miorilassanti usati in anestesiologia per consentire al chirurgo di agire nel campo operatorio con una muscolatura del paziente completamente rilassata.
Questo nuovo farmaco agisce in modo del tutto innovativo incapsulando la molecola del miorilassante e rendendola così inattiva. «Una caratteristica, questa - sottolinea Pasquale Mastronardi, docente di anestesia e rianimazione all'università di Napoli - Federico II - che lo rende paragonabile alla chiusa in un corso d'acqua.

Così come quest'ultima consente di indirizzare in modo veloce e correggere rapidamente i flussi di acqua, evitando danni come le esondazioni, allo stesso modo questo nuovo farmaco permette di gestire il flusso del rilassamento muscolare, modulandolo secondo le necessità chirurgiche e consentendo un rapido ripristino in caso di emergenza». Si riducono inoltre al paziente gli effetti collaterali indesiderati.

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