Lidia Scognamiglio
A cinque anni dalla catastrofe di Castelfusano si continua a parlare di emergenza roghi nel polmone verde di Roma. Sette i focolai spenti nella pineta del litorale solo la settimana scorsa. «Come era prevedibile, lo spiegamento di forze messo in campo per difendere Castelfusano dagli incendi si sta rivelando inutile». È questo il commento di Alfonso DIppolito, il segretario dellOikos, unassociazione di volontariato da anni attiva in questa battaglia.
«Cè un grosso business dietro il fuoco - spiega DIppolito -. Non è con i soldi che si vince la lotta contro gli incendi. Bisogna incentivare la prevenzione più che il soccorso». È questo lobiettivo principale su cui punta lOikos: la riduzione del rischio di incendi attraverso una rete capillare di interventi di prevenzione. Nessuna tecnologia specifica, ma operazioni mirate e programmate.
La ricetta proposta dallassociazione si centra principalmente sulleliminazione del combustibile,come rifiuti abbandonati o erba secca. Tutto materiale facilmente infiammabile. È, poi, fondamentale per prevenire lazione dolosa unefficace opera di vigilanza. Lassessore regionale allAmbiente, Angelo Bonelli, ha chiesto, a tal proposito, un presidio dellesercito. «Siamo stati noi i primi a suggerirlo - sottolinea il segretario dellOikos - i militari potrebbero essere messi in ferma permanente nelle zone ambientali più a rischio piuttosto che rimanere in caserma per esercitazioni belliche. È comunque necessario, però, anche limpegno dei cittadini nel segnalare il pericolo».
Nel vertice che si svolgerà questa mattina, alle 12, al presidio territoriale periferico di protezione civile di via P. Renzi a Roma Spinaceto, i volontari dellOikos analizzeranno la situazione della pineta di Castelfusano.
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