Ok a Fiorani e Gnutti, nuovo stop per Ricucci

I magistrati: «Nell’interrogatorio troppe contraddizioni»

da Milano

Per altri due mesi Stefano Ricucci dovrà rimanere lontano dal timone del suo gruppo. A stabilirlo nei giorni scorsi è stato il giudice per le indagini preliminari di Milano Clementina Forleo che invece ha dato il via libera ad altri tre indagati nel caso Antonveneta: l’ex amministratore delegato della Banca popolare italiana Gianpiero Fiorani, il direttore finanziario della ex Lodi Gianfranco Boni e il numero uno di Hopa Emilio Gnutti.
Il 2 agosto scorso i quattro erano stati interdetti per due mesi dalle cariche sociali. Un provvedimento arrivato in contemporanea alla conferma del sequestro di titoli Antonveneta in mano ai cosiddetti «concertisti» e in scadenza ieri. Per Fiorani, Boni e Gnutti i pubblici ministeri non hanno chiesto la proroga. Destino diverso invece per Ricucci. Secondo fonti giudiziarie il diverso trattamento sarebbe stato motivato con «una serie di contraddizioni emerse durante l’interrogatorio dello stesso Ricucci».
Tra gli elementi che avrebbero peggiorato la posizione dell’immobiliarista romano ci sarebbe anche un telefonino svizzero, impossibile da intercettare, da cui parlava spesso Fiorani e che secondo lo stesso Fiorani sarebbe stato dato al banchiere da Ricucci. Quest’ultimo, nel colloquio con i magistrati, avrebbe ammesso la titolarità di diverse utenze telefoniche lussemburghesi, negando però quella del numero svizzero. Altre ambiguità riguarderebbero la società off shore Garlsson, utilizzata per alcuni dei raid borsistici di Ricucci sulla quale l’imprenditore non avrebbe voluto fare chiarezza soprattutto in relazione alla presenza di uno o più soci occulti. Resta infine ancora aperta la questione dell’intervento scritto preparato da Ricucci per l’assemblea di Antonveneta del 30 aprile scorso. Secondo i magistrati che si appoggiano alla testimonianza di un funzionario dell’ex Popolare di Lodi, il testo sarebbe stato preparato da Fiorani e comunicato poi a Ricucci (dimostrando quindi il totale allineamento del finanziere alle posizioni di Fiorani). Una posizione questa, sempre smentita dall’interessato. Non è bastato a Ricucci aver cercato di prendere le distanze dall’attività del suo gruppo con la nomina di un direttore generale, Marco Cioni, e l’affidamento alla società di consulenza Deloitte di un incarico per una revisione organizzativa. Questi passi sono stati valutati meno significativi di quelli fatti da Emilio Gnutti che avrebbe adottato misure societarie tali da convincere gli inquirenti. Quanto a Fiorani si è dimesso da tutti i suoi incarichi mentre Boni risulta attualmente sospeso.


La decisione dei magistrati potrebbe avere conseguenze sul piano pratico, rendendo più delicata la posizione dell’immobiliarista, alle prese con debiti rilevanti, partecipazioni di difficile liquidabilità come Rcs e altre, come quella in Antonveneta di recente ceduta ad Abn, sui cui proventi pende la minaccia del sequestro. «Siamo allibiti, è stato violato ogni principio di equità logica», ha stato il commento dei difensori di Ricucci».

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