Ok al patto, ma la sinistra ha le sue colpe

Ok al patto,  ma la sinistra ha le sue colpe

Caro Direttore, non ho letto sul Secolo XIX di domenica scorsa l’intervento di Lorenzo Cuocolo. Devo quindi rifarmi alla proposta che Lei avanzata circa «un patto fra i giornali per il futuro di Genova». Mi auguro che il nuovo direttore del Secolo XIX la accolga e che da parte «politica» ci si venga muovendo nei termini, in maniera ben più incisiva, di quella delibera regionale per dare incentivi, non solo economici, ai giovani che scelgono di investire sulla Liguria e di rimanere nella nostra regione. Detto questo vanno, però, osservate alcune cose che non inducono ad un facile ottimismo. La «medicina» del centrodestra è somministrata oggi da un imprenditore-politico che è un’eccezione nella vita politica nazionale. Silvio Berlusconi rappresenta (al meglio) l’energia produttiva e trasformatrice della Brianza. Nella stesso tempo egli è antitetico a quella dimensione sonnolenta mediterraneo-balcanica che ha trovato nella sinistra ligure e italiana l'incarnazione per antonomasia. Non casualmente il centrodestra a livello regionale si riconosce nella candidatura di Biasotti, anch’egli proveniente dal settore imprenditoriale. A me pare che la Liguria abbia bisogno di una medicina di questo tipo. Dubito che le altre forze politiche (con i relativi giornali che le sostengono) possano seguire questa linea di «progettazione e trasformazione». Anche se le responsabilità sono molto più intrigate e intriganti, noi abbiamo pagato a caro prezzo l'imponenza nel consenso alla sinistra che ha accompagnato tutto il dopoguerra. Questo fatto, concomitante ad altri, ha favorito l’esodo di capitali verso l'estero e tolto possibilità di sviluppo alla Liguria. Oggi mi pare indubbia la difficoltà del fronte di centrosinistra nell’accogliere una simile terapia. Si frantumerebbe e la sinistra dura e pura verrebbe emarginata per lungo tempo. Credo che il Pd non possa sopportare una simile conclusione. D’altra parte anche altre forze politiche hanno remore che le fanno gravitare verso la palude del centro. E non ci dobbiamo nascondere come l'assetto istituzionale genovese e ligure della sinistra sia stato di giovamento a una parte non trascurabile dell’imprenditoria che ha avuto meno noie e ricatti da parte dei sindacati. Ora l’azione dei giornali (e dei giornalisti) è certamente preziosa ma temo limitata per quello che riguarda le scelte politiche di fondo che vengono assunte altrove. Nel senso che un assetto politico che ha funzionato bene per chi ne era parte costituente e lo sosteneva, difficilmente è in grado di mettersi in gioco e cambiare. Dato e non concesso che intenda farlo occorrerà parecchio tempo. L’esempio migliore è dato proprio dai diversi orientamenti che il Secolo XIX ha tenuto negli ultimi quarant'anni.

Non sono stati repentini e una volta assunti li si è mantenuti a lungo. La multiproprietà del Secolo XIX ha i suoi impacci nel reimpostare la linea (d’accordo con i poteri forti della città). Tocca ormai ad altri proporre il cambiamento e, soprattutto, realizzarlo.

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