Ok di Pirelli: Telecom venduta a Telefónica e alle banche

Ok di Pirelli: Telecom venduta a Telefónica e alle banche

Milano - Da Olimpia a Telco: Marco Tronchetti Provera sfila Telecom Italia dalla galassia Pirelli cedendo la regia del gruppo telefonico alla cordata composta dalle banche e da Telefónica. In base all’accordo, che vale complessivamente 4,1 miliardi (di cui 3,3 per la Bicocca), Generali, Ca’ de Sass, Mediobanca, i Benetton (tramite Sintonia) e gli spagnoli rileveranno l’intera Olimpia: la cassaforte in cui è custodito il 18% di Telecom.
Quest’ultima sarà poi incorporata in una nuova società, chiamata appunto Telco, a cui il Leone e Piazzetta Cuccia conferiranno le rispettive partecipazioni valorizzandole 2,53 euro per azione. Stesso parametro per Intesa Sanpaolo che verserà 522 milioni in contanti, mentre l’assegno staccato da Telefónica ammonta a 2,314 miliardi. Al lordo dei debiti di Olimpia, una partita complessiva da 6,8 miliardi.
Al termine della compravendita, che dovrà essere controfirmata entro fine anno e che prevede anche un prestito ponte di 900 milioni circa, Telco avrà il 23,6% di Telecom. Il passaggio chiuderà la prima fase del riassetto. Complici i rapporti tra il presidente Gabriele Galateri e Cesar Alierta, a scortare Telefónica in Telecom è stata Mediobanca, ma per quanto riguarda i nuovi ingressi il pallino sembra passare a Intesa.
Una volta conclusa la prima fase del riassetto di Olimpia, l’istituto di Corrado Passera potrà infatti indicare, previo il «ragionevole gradimento» dei consoci, nuovi pretendenti pronti a sottoscrivere un aumento di capitale dedicato con quote tra il 2 e il 5% di Telco: potrebbe essere questa l’occasione per una rentré di Roberto Colaninno o l’affacciarsi di Fininvest. Previsto anche un diritto di prelazione incrociato tra i soci, con gli italiani che avranno però la precedenza rispetto a Telefónica. Così come è assicurata la piena indipendenza della gestione dell’ex monopolista delle telecomunicazioni: «Eventuali accordi di collaborazione» con Telefónica, si legge nella nota congiunta, «sono lasciati all’insindacabile giudizio dei competenti organi dei due gruppi». In base all’accordo (durata tre anni), subito salutato con «soddisfazione» dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, è tricolore anche la governance che assegna 2 posti in consiglio a Telefónica e 13 alla cordata nazionale che esprimerà anche il presidente. Sbrogliata la matassa della governance e delle sovrapposizioni in Brasile, la proposta è stata recapitata a Tronchetti Provera solo in serata. Poco prima delle ore 21 il passaggio del consiglio di amministrazione della Bicocca, allertato dallo stesso Tronchetti per tenere fede ai vincoli statutari che prevedono almeno sei ore di preavviso.
Sei in tutto i presenti (oltre a Tronchetti, Alberto Pirelli, Piero Giarda, Mario Garraffo, Franco Bruni e Carlo Secchi) che in una verifica lampo di poco meno di mezz’ora con gli altri consiglieri collegati in teleconferenza hanno sancito la fine della gestione Telecom iniziata sei anni fa quando Tronchetti subentrò a Colaninno.

Prima dello sprint notturno la giornata era stata segnata dalle trattative-maratona tra i protagonisti del cambio della guardia nell’ex monopolista delle tlc italiane: avvocati e banchieri d’affari impegnati a limare i dettagli dell’accordo in una serie di incontri distribuiti tra la sede di Mediobanca, quella di Intesa Sanpaolo e lo studio Chiomenti. Mentre lo stesso Tronchetti Provera, negli uffici di Pirelli dalla tarda mattinata, manteneva i contatti con gli avvocati e il consulente «storico» Gerardo Braggiotti.

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