Olimpiadi, rivoluzione cinese: impianti giganti e prezzi bassi

Palazzi e stadi immensi, 9 milioni di biglietti in vendita, ma costeranno il 40% in meno di Atene. Terrorismo e smog non preoccupano le autorità

Riccardo Signori

nostro inviato a Pechino

La rivoluzione stavolta è capitalista. E farà ancora storia. Prima di pensare all’inquinamento, al traffico, al terrorismo, Pechino pensa a stupire, mostrando meraviglie della genialità creativa in cui si sono sbizzarriti architetti cinesi e australiani, tedeschi e inglesi, palazzi per lo sport che vogliono diventare monumenti, entrare nei libri lasciando foto ricordo. Valga per tutti lo stadio del tiro a segno, via di mezzo fra un auditorium e un campo di bocce. «Mai visto uno così grande», hanno raccontato i nostri tecnici. L’Olimpiade della Cina per ora sta tutta nel suo gigantismo, spazi immensi, numeri da capogiro, architetture da far sbarrare gli occhi, idee folgoranti: come quella che farà partire la corsa del ciclismo da Piazza Tienanmen per arrivare alla Grande Muraglia. Il bello e il brutto. Il brutto sta proprio in quell’aria che puzza e rischia di far danni agli atleti: qui non basta combattere lo smog con le targhe alterne. Proveranno con rimedi artificiali, ma non sempre si può andare contro natura.
Il resto fa sorridere o quasi. Terrorismo? La risposta è sempre molto diplomatica. «Staremo in contatto con gli altri paesi, prenderemo le precauzioni del caso, seguiremo le esperienze precedenti». Ma qui, te lo dicono con un sussurro e un sorriso, pensano che la Cina sia il paese più sicuro del mondo: vanno sempre per le spicce. Traffico? Garantiscono: «Ci sarà la via olimpica che permetterà percorsi veloci». Alla delegazione italiana sono stati assicurati tempi sui quali scommettere. E Pechino si svuoterà quando sarà opportuno, nonostante sia previsto un afflusso di 250.000 stranieri e due milioni di cinesi. I numeri cominciano a prendere corpo. Verranno messi in circolo 9 milioni di biglietti, quanto la metà degli abitanti di Pechino: sarà lungo perfino stamparli. Il prezzo, non ancora stabilito, andrà al ribasso rispetto ad Atene: un 40% in meno. Sono state bloccate 130mila camere d’albergo, il budget organizzativo vale 1,6 miliardi di dollari, quello per le infrastrutture 12 miliardi.
Entro marzo del 2008 gli 8.000 cantieri aperti scompariranno e Pechino sarà pronta. I lavori non così spediti come si raccontava, ma le opere prendono forma e immagine: lo stadio olimpico a nido d’uccello, con i suoi 37 km di acciaio che ne fanno un mostro ed una meraviglia insieme, 258 mq. per 91mila posti: un po’ bizzarra l’idea di comporre la pista d’atletica con i materiali dell’industria italiana Mondo e le piste di riscaldamento con materiale d’altro tipo, dove gli spessori diversi diventano un problema per gli atleti. L’Olympic green Park è il polmome verde dell’Olimpiade ed anche il suo cuore. Concentra quasi tutto, compreso il villaggio degli atleti dove l’Italia ha già scelto la sua palazzina: nove piani, stanze singole e doppie, appartamentini da almeno 60 metri quadri in un complesso che comprende 42 edifici.
Vicino allo stadio farà spettacolo il Cubo d’acqua, originale palazzo del nuoto composto da una struttura in acciaio integrata da una composizione stilizzata a molecola: 3.000 parallelepipedi che si intersecano, il più grande con un diametro di 9 metri, il più piccolo con un metro quadro di superficie, una sorta di mille bolle blu in plastica, gonfiata con aria che non fa penetrare l’umidità, ma la fa uscire. Idea e materiale copiati dallo stadio Allianz di Monaco, stesso effetto luci, all’interno una colorazione blu acqua, 102 milioni di euro di spesa, plastica garantita per 30 anni: forse un po’ poco.

Eppoi basta girar gli occhi per scoprire il gigantesco palazzo della scherma (270mila mq) somigliante ad un autosilo a quattro piani, oppure il palazzo della ginnastica, 80mila mq, 18mila posti, costato 86 milioni di euro, che dall’alto prende la forma di una antica moneta cinese e dal fianco somiglia a un ventaglio aperto. Monumenti per un esercito, che poi è quello degli operai. Ogni opera ha messo al lavoro dalle mille alle milleseicento persone a ciclo continuo. Storie di un altro mondo.

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