Ferruccio Gattuso
Come diceva la canzone: Lets twist again. Ci si perdoni la battuta, ma quella dello schermo (grande e piccolo) per Oliver Twist è una vera ossessione.
La storia del piccolo orfanello finito in una banda di teppisti nella Londra romantica ma spietata dellOttocento e la sua lotta per liberarsi dalle grinfie del boss criminale ebreo Fagin (innumerevoli le polemiche sul tema dellantisemitismo) da sempre commuovono il pubblico di tutto il mondo: dopo lOscar messo in bacheca con Il pianista, Polanski mostra di voler accarezzare la platea dal verso giusto, con una rappresentazione che molti hanno visto come calligrafica, ma che ha richiesto un budget da infarto (60 milioni di dollari, un record personale per lautore di Rosemarys Baby) e un duro lavoro sul set (almeno venti settimane, in una Praga trasformata nella capitale britannica).
Fedeltà alloriginale letterario: questa la missione del regista polacco che, a sua detta, non ha nemmeno dato una svogliata occhiata alle versioni più illustri passate, a cominciare dal capolavoro di David Lean del 1948, Le avventure di Oliver Twist, nel quale spiccava un perfido Fagin/Alec Guinness, o il musical di ventanni dopo, Oliver!, diretto da Carol Reed. Linfatuazione di Polanski per il romanzo si deve a ragioni autobiografiche (linfanzia non idilliaca in Polonia) e alle pressioni familiari della moglie Emmanuelle Seigner e dei due figli (7 e 12 anni): lotta per la libertà e resistenza agli sgambetti del destino, sono queste le caratteristiche che rendono Oliver Twist un eroe agli occhi del regista e, di conseguenza, a quelli degli spettatori del suo film.
Quanto alla critica, le penne si dimostrano un po affilate nei suoi confronti: «Polanski - scrive Metroactive - ha realizzato un adattamento condivisibile e divertente, con scorci mozzafiato e bei costumi. Una bella piuma sul cappello di qualsiasi aspirante filmmaker. Polanski, però non è un aspirante filmmaker». Dello stesso tono il commento di Hollywood.com: «LOliver Twist di Polanski - scrive il sito dedicato al cinema Usa - è fedele allimmortale racconto di Dickens. Ma cera realmente bisogno di unennesima versione cinematografica? Probabilmente, no».
Filmcritic.com definisce il kolossal «una rarità, poiché Polanski tende a essere un regista capace di salire a vette stupefacenti (Chinatown, L'inquilino del terzo piano) o sprofondare a livelli inimmaginabili (La nona porta, Luna di fiele). Con Oliver Twist si vede che Polanski non si è preso nessun rischio». «Non ispirato e piatto», è la sentenza di Reelviews, molto simile a quella del New York Daily News («poco ispirato ma accettabile»).
Di parere diverso Houston Chronicle («centra i grandi temi: il potere dellinnocenza e la crudeltà di classe»).
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