Olmert tratta con i laburisti ma apre la porta alla destra

Il Likud, tentato dal ritorno nell’esecutivo, potrebbe far cadere il leader Netanyahu

Roberto Fabbri

Laburisti, religiosi del partito Shas e pensionati, la grande sorpresa del voto di martedì scorso. Ma anche la destra, Likud incluso, se accetterà i punti fondamentali del programma di governo. Ehud Olmert, l’erede politico di Ariel Sharon, non ha preclusioni: per formare una maggioranza gli mancano molti voti e in casi come questo il pragmatismo diventa una virtù indispensabile. Il suo partito Kadima, secondo gli ultimi conteggi, ha infatti ottenuto la maggioranza relativa ma con solo 29 seggi sui 120 della Knesset, il Parlamento di Gerusalemme; considerato che ai laburisti (ben disposti verso una politica di apertura nei confronti dei palestinesi che comprende il ritiro israeliano da buona parte della Cisgiordania) ne sono andati 20, la caccia per raggiungere quota 61, e possibilmente per superarla con un margine che consenta di governare sul serio, è aperta.
Tra i più probabili partner c’è Shas, partito religioso ultraortodosso che ha già messo a punto insieme con i laburisti un «pacchetto sociale» con tre richieste fondamentali per entrare a far parte dell’esecutivo: pensioni garantite per tutti, aumento delle pensioni di anzianità e aumento del salario minimo. Di questo “fronte sociale” dovrebbero far parte anche i pensionati del Gil, il partito-sorpresa dei nonni israeliani che ha ramazzato sette seggi in Parlamento (età media dei neodeputati 72 anni): il dinamico settantanovenne Rafi Eitan, che quasi mezzo secolo fa partecipò da agente del Mossad al rapimento del gerarca nazista Adolf Eichmann, punta a una poltrona di ministro.
Lo stesso asse tra Kadima e i laburisti, tuttavia, appare insidiato dai contrasti per la spartizione dei ministeri. Il principale partito della sinistra vorrebbe prendere il controllo delle Finanze, ma Olmert ha già fatto sapere che intende riservare a Kadima, oltre a quel ministero, anche quelli chiave degli Esteri e della Difesa.
Forse prevedendo difficoltà a sinistra su questi temi, Olmert ha detto ieri di non avere alcuna preclusione a invitare alle consultazioni per la formazione del nuovo governo anche i partiti della destra. Neppure il Likud, dal quale è uscito tempestosamente al fianco di Sharon pochi mesi fa, è escluso: probabilmente Olmert pensa che l’attuale leader oltranzista Benyamin Netanyahu, responsabile del tracollo del partito da 40 a 12 seggi (uno glielo hanno aggiunto ieri ricontando i voti), possa essere sostituito da qualcuno più malleabile, forse l’ex ministro degli Esteri Silvan Shalom.
Mostra invece già segni di disponibilità Yisrael Beitenu, il partito ultranazionalista votato in massa dagli immigrati dall’ex Unione Sovietica. Il leader Avigdor Lieberman ha detto di non escludere il sostegno al piano unilaterale di ritiro dalla Cisgiordania e la ridefinizione “con le buone o con le cattive” dei confini di Israele entro il 2010, condizioni poste da Olmert per la partecipazione all’esecutivo.


Il leader di Kadima potrebbe dunque in teoria perfino trovarsi ad avere sovrabbondanza di alleati. Anche per questo le consultazioni che il presidente Katsav aprirà ufficialmente la prossima settimana dureranno, con ogni probabilità, a lungo.

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