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Oltre la trap c'è chi canta positivo

Da Mr. Rain ad Alfa, cresce una generazione di artisti lontana da violenza, sessismo e rancore

Oltre la trap c'è chi canta positivo

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Forse ci siamo. Forse gli anticorpi del pop reagiscono alla valanga di negatività e di violenza che negli ultimi anni ha trasformato molte canzoni in piccoli saggi di «true crime» con tutto l'inevitabile repertorio di violenza, rancore, misoginia, machismo. Insomma c'è un contrappeso, una risposta all'onda lunga della trap che è rimasta vittima di un'inspiegabile nostalgia dei cliché rap anni Novanta e ha spacciato come realtà una «narrazione» spesso criminale e comunque estremamente marginale. E non sono soltanto le canzoni dei trapper finiti in galera come Shiva, Baby Gang o Simba La Rue. Il rap è diventato spesso una «free zone» nella quale trasmettere messaggi che in altri contesti sarebbero vietati non solo dal politicamente corretto (che va bene soltanto quando fa comodo) ma proprio dal buon senso se non proprio dal codice penale. In sostanza, c'è anche un lato buono del pop che diventa sempre più evidente e sempre più di successo. L'altra sera al Forum di Assago il genovese Alfa, al secolo Andrea De Filippi 23 anni, ha raccolto circa diecimila ragazzi con le proprie canzoni positive, solari, nettamente in controtendenza rispetto alla maggior parte dei brani in classifica. E con lui sul palco sono sfilati altri «simboli» di questa nuova leva del pop, che diventa significativa proprio perché sembra una reazione a ciò che si ascolta in giro. Da Mr. Rain a Francesco Gabbani, uno dei cantautori che più significativamente rappresenta questo cambiamento. Un successone. In sostanza, il pubblico non ha soltanto bisogno di ascoltare storie negative, di violenza o emarginazione. Non ha bisogno neppure di quella che è stata la scintilla del rap americano e lo ha trasformato in fenomeno globale, ossia la voglia di rivincita, di uscire «dal ghetto», di vendicarsi delle pene sofferte o della presunta emarginazione. La canzone popolare è stata, e torna a essere, anche un'esaltazione del «bello» o di ciò che comunemente viene considerato tale nonostante magari sia meno romanzesco oppure narrativamente esaltante. Insomma, siamo a un cambio di marcia. C'è voglia di positività, specialmente nella Generazione Z.

E non è un segnale da sottovalutare.

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