Omaggi ai maestri e una grande «piazza Italia»

Terzo protagonista della riapertura del Palazzo delle Esposizioni è Mario Ceroli, con una mostra curata da Maurizio Calvesi. Che sottolinea di non aver voluto realizzare una retrospettiva, ma che anzi, molte delle opere presenti in mostra sono state realizzate appositamente per questo evento. Una sala grande e tre più piccole attigue, dedicate all’opera di questo artista, che Calvesi rivela di conoscere dal ’48 e con il quale da allora ha intessuto un rapporto di stima professionale. Nella sala più grande, una sorta di allegoria di una grande piazza, dove ci sono mucchi di colore in terra, quasi a voler ricordare i tanti colori, la ricchezza del suolo italiano. Al centro una grande scala dove tre giovani stanno salendo, portando ognuno in mano uno dei colori. Simbolo quasi di un’ascesa, verso un luogo altro. Intorno a questa grande installazione troviamo delle sculture realizzate in legno, tipico della poetica di Ceroli. Singolari due donne, realizzate sempre in legno, completamente nascoste da un burka, che sembra stiano per entrare in questo luogo aperto. C’è poi, nella sala vicina, un lavoro che pare voler omaggiare le antiche tombe, reperti archeologici, che ancora oggi si trovano durante gli scavi.

Si tratta di una bara, sempre di legno, al cui interno la sagoma, o quel che ne rimane, di un corpo umano è realizzata con dei sassi, posti sotto della cenere. Sempre nella stessa sala i lavori dell’ultimo periodo, delle silhouette fatte con calce e cenere. In un’altra stanza infine troviamo degli omaggi che Ceroli ha voluto dedicare a Mantegna e Caravaggio.

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