L a forza del calcio è incredibile. In Irak sono riusciti a mandare in campo una nazionale che schierava sunniti, sciiti e curdi. Un vero e proprio miracolo di San Pallone. Che, in queste ore, si sta ripetendo a Roma dove, a fianco della squadra giallorossa si sono schierati rappresentanti del centrosinistra e rappresentanti del centrodestra separati dalla politica ma uniti dalla passione per il calcio e da quella per i colori giallorossi.
Motivo di questa alzata di scudi nientepopodimeno che il calendario della serie A. Succede forse che la Roma dovrà affrontare quattro volte lInter, cinque il Milan, sei la Juve? No. Capita forse che Totti & C dovranno giocare in trasferta sia landata che il ritorno con Inter, Milan e Juve? No. Succede semplicemente che la Roma dovrà cofrontarsi con tutte le altre 19 squadre della serie A, due volte nellarco dellintero campionato, una volta in casa, laltra in trasferta. Né più né meno di quanto sono obbligate a fare le altre 19 società che militano in serie A. Né più né meno di quanto accade ogni anno dal 1929, da quando cioè esiste il girone unico.
Il tutto nasce da una lettera al presidente della Roma Rosella Sensi, scritta dal cavaliere del lavoro Giuseppe Marra e pubblicata ieri dal «Messaggero». Marra è un consigliere della società giallorossa e quindi può tranquillamente avanzare perplessità sulla «faziosità» del computer che ha stilato i calendari, sulla decisione della Lega di inserire la neopromossa Juve fra le teste di serie, sul fatto di far disputare di mercoledì i due derby capitolini e di concludere così: «...mi sembra che si cominci male. Questo ci costringerà a dormire come i gatti. Con gli occhi aperti. Verso tutti, anche verso certe banche. Di affari loro, non certo della Roma e della famiglia Sensi».
Un assist per alcuni tifosi eccellenti che, probabilmente, non aspettavano altro per dimostrare la loro romanità. Comincia lonorevole verde Paolo Cento, sottosegretario allEconomia, che fra un tesoretto e laltro scopre preoccupanti atteggiamenti nel Palazzo (come se lui abitasse in cascina). «Voglio essere chiaro - dice - nessuno nel Palazzo del calcio pensi che si possa tornare indietro e trattare la Roma come la Rometta, comè successo più volte in passato. Se alla casualità nel calendario se ne aggiungessero altre durante il campionato, tutta Roma e non solo la società dovranno farsi sentire».
Dallaltra parte della barricata, politica non certo calcistica, gli fa eco lonorevole Andrea Ronchi, portavoce di Alleanza nazionale. Ronchi si chiede come sia possibile che «il derby capitolino, visto che lOlimpico è ritenuto lo stadio più sicuro dItalia, debba essere giocato di mercoledì, casomai di pomeriggio. Sembra tornare in scena un vecchio cliché che speravamo facesse parte definitivamente del passato. Ha ragione Marra: Rosella, occhi aperti». Forse Ronchi dovrebbe girare la domanda allOsservatorio del Viminale, forse Ronchi si è dimenticato di quel derby fatto interrompere da un manipolo di tifosi giallorossi. Ma visto che il centrosinistra ha la maggioranza, ha pensato bene di intervenire anche il senatore Gavino Angius, vicepresidente di Palazzo Madama. «Vittimismo? No - afferma -. Ma neanche possiamo fare la parte di coloro che possono essere presi in giro. Allora la domanda che ritorna è sempre quella: ricominciamo?».
Gettare ombre e fantasmi - col peso del ruolo e delle istituzioni - sugli spalti prima ancora che il campionato sia cominciato non ci sembra molto saggio. Per fortuna che dalle parti di Roma bazzica anche un certo Carletto Mazzone. «La Roma è stata penalizzata da questo calendario.
Ombre e fantasmi buttati sugli spalti Ma non è un po presto?
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.