Ombre nere sul Tour azzurro No di Cunego, Petacchi trema

Era un ciclismo pieno di punti interrogativi, adesso si è passati alle «x» negli albi d’oro e alle croci negli elenchi di partenza o negli ordini di arrivo. Il Tour si avvicina ma si allontana definitivamente Damiano Cunego, il Piccolo Principe del ciclismo italiano, grande delusione dell’ultimo Giro d’Italia con un quinto posto incolore, che ieri ha ufficializzato la sua rinuncia alla «Grande Boucle», che un anno fa corse e terminò in undicesima posizione, con la maglia bianca di miglior giovane.
«Ci abbiamo pensato, ci abbiamo ragionato molto su – ci ha spiegato Beppe Saronni, ex campione del mondo, oggi team manager della Lampre -. Il Tour non era nei programmi del ragazzo e dopo una serie di valutazioni abbiamo deciso di rispettare il suo parere. Lui non era convinto, e al Tour non si va se non si è convinti al cento per cento».
Saranno quindi il Giro di Svizzera e il campionato italiano i prossimi appuntamenti del talento veronese, vincitore del Giro nel 2004. «Il Tour è una corsa che non si può improvvisare – ha detto Cunego -. Il mio Giro è stato così così, né male né bene, e il Tour non può essere affrontato allo stesso modo. Spero in un buon finale di stagione. Sono convinto di potermi togliere grandi soddisfazioni».
Chi al Tour sarebbe andato di corsa, ma invece andrà questa mattina (ore 12.30) a Roma per presentarsi davanti alle Disciplinare della federciclismo è Ivan Basso. Il corridore varesino, accompagnato dal proprio legale, l’avvocato Massimo Martelli, cercherà di difendersi dopo le ammissioni di responsabilità fatte il mese scorso davanti alla Procura del Coni, che per questa ragione l’ha deferito alla Disciplinare chiedendo 21 mesi di squalifica. Il legale del corridore cercherà in tutti i modi di far passare il concetto di «pre-sofferto», cioè far riconoscere e scontare al suo assistito quei mesi di inattività che il varesino ha già sostenuto nell’ultimo anno.
Mentre Basso è tra i pochissimi a pagare il proprio debito con la giustizia (come Ullrich e Scarponi), gli altri corrono o cercano di organizzarsi per avere uno sconto di pena, in cambio delle loro prossime ammissioni.
Sempre questa mattina a Aigle (Svizzera), sede dell’Uci, si terrà un incontro tra il presidente del ciclismo mondiale Pat McQuaid e i rappresentanti dei corridori e di alcune federazioni. A sollecitare l’incontro sono state in particolare l’Associazione mondiale dei corridori presieduta da Francesco Moser e il sindacato dei corridori spagnoli che propongono di studiare un piano per arrivare a una riduzione di pena da applicarsi ai corridori coinvolti nell’«Operacion Puerto». Per la serie: se ci fate lo sconto parliamo, altrimenti, tutti zitti.
In questo clima di sospetti e inchieste, ecco un nuovo capitolo, quello delle tre «non negatività» riscontrate al Giro d’Italia e attribuite a Iban Mayo, Leonardo Piepoli e Alessandro Petacchi, quest’ultimo pronto a partire per il Tour se non ci saranno contrordini di laboratorio. I risultati degli accertamenti che si stanno effettuando presso i laboratori di Barcellona si avranno probabilmente tra un paio di settimane. Per lo spagnolo si tratta di un alto tasso di testosterone, peraltro già riscontrato in passato e documentato nella sua cartella clinica presso l'Uci: in pratica il suo caso è già chiuso. Per i due italiani (entrambi stanno correndo: Piepoli al Delfinato, Petacchi sabato in Olanda) la sostanza è il salbutamolo, che entrambi sono autorizzati ad assumere, grazie ad un regolare certificato rilasciato ogni anno dall’Uci.

In nessun caso si può parlare di «positività» o di doping, dal momento che ulteriori verifiche sono in corso. Si cerca quindi di capire se vi siano state assunzioni di salbutamolo per via sottocutanea (vietata) anziché inalatoria. Restano un paio di punti di domanda, sperando che non diventino una «x» o una croce.

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