Operai contro la riapertura della centrale

Non è piaciuto, agli operai della centrale Enel di Torre Valdaliga, il retromarcia del sindaco di Civitavecchia Giovanni Moscherini, che dopo aver deciso la chiusura dell’impianto, mercoledì ha emanato una seconda ordinanza per consentire la riaccensione di uno dei gruppi della centrale non sottoposti a sequestro della magistratura. I colleghi dell’operaio morto sabato scorso mentre effettuava un intervento di manutenzione non ci stanno: «Non rientreremo in cantiere - protestano - perché ci sembra impossibile che in un solo giorno sia stata ripristinata la sicurezza all’interno del cantiere, anche perché nella prima ordinanza si bloccavano i lavori e la produzione per 15 giorni, tempo necessario a tutti gli ispettori di compiere gli adeguati controlli». Per questo, ieri, hanno chiesto al sindaco di revocare la secoda ordinanza.
Giornata calda anche sul fronte giudiziario. Il pm Paolo Calabria ieri ha conferito l’incarico dell’autopsia sul corpo di Sergio Capitani alla presenza dei legali degli undici indagati. Tra loro c’è anche Vincenzo Trippanera, il caposquadra dell’operaio morto. Sotto inchiesta anche Ivano Ruggeri, ingegnere, responsabile dell’intera centrale. Gli altri avvisi di garanzia sono stati notificati a Nicola Bracoloni, Luigi Stampella, Francesco Sotgiu, Giuseppe Pontani, Sergio Cappelletti, Fiore Uleana, tutti con mansioni di responsabilità nel cantiere e nell’area produzione di Torre Valdaliga Nord, Guerrucci Mario, titolare dell’omonima azienda di manutenzione tecnologica industriale, datore di lavoro di Capitani e di Trippanera, Bruno Chiodi, titolare della ditta che il giorno prima dell’incidente avrebbe collaudato la condotta dalla quale si è verificata la fuoriuscita di ammoniaca e acqua a grande pressione, e Antonino Principi, addetto alla sicurezza della stessa impresa. Il reato ipotizzato nei loro confronti è quello di concorso in omicidio colposo.
Al dottor Guido De Mari dell’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza, che ieri ha effettuato l’esame autoptico, il pm ha chiesto tra l’altro di accertare se Capitani si sarebbe potuto salvare se fosse stato soccorso tempestivamente. Questo perché è emerso che l’operaio è morto due ore dopo l’incidente, avvenuto alle 11,30, dopo essere rimasto per circa mezz’ora su un ponteggio stretto e privo di una via di accesso per le emergenze, come invece prevedono le norme di sicurezza. Proprio l’assenza di una via di fuga, infatti, è una delle sei violazioni delle norme antinfortunistiche accertate dagli uomini dell’ispettorato del lavoro che stanno indagando.
La riapertura effettiva della centrale, con il ritorno al lavoro della maggioranza dei lavoratori, avverrà lunedì. Questo se la relazione sui primi controlli effettuati, che gli ispettori di Asl, Ispesl e Inail dovranno inviare entro oggi al Comune, sarà rassicurante. Dopodiché prenderanno il via le verifiche sul campo, alle quali parteciperanno anche i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

Oggi alle 17, invece, entreranno nell’impianto le squadre preposte alla riaccensione, operazione necessaria per la ripresa dell’attività ordinaria.
I funerali di Capitani verranno celebrati sabato mattina alle 11 nella chiesa del convento di San Francesco a Tarquinia.

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