Operai in corteo. Stavolta in difesa del carbone

Claudio Pompei

Più di mille persone appartenenti alle imprese appaltatrici dell’Enel, impegnate nei lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno manifestato ieri mattina contro il rischio di una sospensione del progetto e di un conseguente blocco dei lavori per l’eventuale riconversione della struttura. La manifestazione è stata indetta dai consorzi locali e costituisce la risposta ai «No coke» e alle decisioni in merito del presidente della Giunta regionale del Lazio, Piero Marrazzo.
Nel corteo hanno sfilato fianco a fianco titolari delle imprese e dipendenti. Questi ultimi, dopo aver timbrato regolarmente il cartellino, hanno formato un corteo che, partito dalla centrale, ha raggiunto il centro cittadino, dove il traffico è rimasto paralizzato.
Pochi gli striscioni e i cartelli; le scritte si somigliavano tutte: «Sì al progresso industriale, sì all’occupazione». Dello stesso tenore gli slogan gridati dai manifestanti. Imprenditori e lavoratori hanno ribadito di essere interessati soltanto alla prosecuzione dei lavori, indipendentemente dal tipo di combustibile che sarà utilizzato. La manifestazione si è conclusa con una sfilata dei mezzi industriali che, suonando i clacson, hanno raggiunto di nuovo i cantieri della centrale di Torre Valdaliga nord.
Soddisfazione per la riuscita della protesta è stata espressa da Stefano Cervini, presidente della Federlazio territoriale che ha riassunto il senso delle rivendicazioni delle imprese. «Il nostro obiettivo è di essere coinvolti in prima persona al tavolo regionale dove si deciderà il futuro della centrale - ha spiegato - non siamo mai entrati nel merito del combustibile da usare - ha proseguito - chiediamo, però, che nel caso di un’ulteriore riconversione, ci siano fornite garanzie della continuità del lavoro e degli investimenti. Del resto non capita tutti i giorni che su questo territorio venga fatto un investimento di 1,5 miliardi di euro con possibilità di lavoro per i prossimi 4 anni per cento imprese e 2500 lavoratori. Se c’è un progetto alternativo con queste caratteristiche, ben venga».
Le critiche delle imprese riguardano anche l’Enel: «Ci avevano assicurato che l’iter autorizzativo era regolare e che i lavori potevano iniziare per essere conclusi - ha sostenuto Cervini - ora, a due anni di distanza, veniamo a scoprire che potrebbe esserci qualche irregolarità. Se così fosse, chi ci risarcisce? chi paga i soldi che abbiamo investito e gli altri appalti ai quali abbiamo rinunciato?».
Evidente l’imbarazzo del presidente della Regione Piero Marrazzo dopo la contromanifestazione di ieri. «Bisogna ricondurre tutto - ha detto Marrazzo cercando di salvare capra e cavoli - a una decisione che sappia coniugare il diritto alla salute ed il diritto al lavoro. Lì la situazione è molto difficile».
«Ho sempre espresso la mia perplessità sul carbone - ha continuato Marrazzo a margine di un convegno sull’energia all’università La Sapienza - però bisogna anche dire che in questo momento mi viene chiesta un’ordinanza di sospensiva sulla centrale che non è nei miei poteri in quanto il percorso è già molto avanzato».

Marrazzo ha segnalato che «la Regione vuol dare una risposta tutelando da un lato il diritto alla salute e all’ambiente, dall’altro sapendo che c’è la necessità di dare risposte al problema energetico nazionale ed anche al mondo del lavoro».

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