Operai sequestrano il sindaco e salgono sul tetto

Operai in piazza, sindaco legato e trattative non stop. Ieri mattina ad Aulla, cinquemila anime nel cuore della fredda e dura Lunigiana, all’estremo nord della provincia di Massa Carrara, si sono vissute scene da film con attimi di sconcerto e vera paura, degni delle periferie parigine o dei film americani, quelli che si danno sul grande schermo.
Gli operai della ditta Mauro Costa di Albiano Magra, azienda di trattamento di rifiuti, esasperati per il loro futuro hanno attuato una durissima forma di protesta «sequestrando» per un’intera mattinata il sindaco Roberto Simoncini.
Lui incatenato. I dipendenti arroccati sui cornicioni del Palazzo Comunale. Tutto intorno carabinieri e forze dell’ordine a controllare una situazione che in serata ha rischiato di sfiorare il peggio quando alcuni operai si erano attrezzati anche al lancio di uova, poi evitato, probabilmente dirette all’assessore provinciale di Massa Carrara, Livio Grilletti.
Fotografie di una giornata da brivido con i cinquantotto dipendenti, quasi tutti con famiglia a carico. Per loro più di mille euro al mese che rischiano di finire insieme con la spazzatura che non arriva più alla ditta Costa.
Nel mirino dei dipendenti della Costa c’è soprattutto la politica, quelle delle carte bollate, dei dispositivi che spesso non tengono conto che dietro ai numeri ci sono le persone. In particolare sono inviperiti con la provincia di Massa Carrara, quella che da poco ha riacquistato la congiunzione «e» tra le due città, che secondo loro rischia di toglierli dal mercato. Un’ordinanza di quell’ente infatti vieta l’arrivo della spazzatura alla ditta Costa dalla vicina provincia della Spezia che seppur a un tiro di schioppo è in Liguria, altra regione. La Costa infatti si trova in un lembo di territorio confinante tra Massa e La Spezia, una sorta di enclave che pone Albiano Magra, sede della ditta, a cavallo tra le due amministrazioni appartenenti, come detto, a due regioni diverse. Senza la spazzatura di Spezia, però la ditta rischia la chiusura. Per evitarla il sindaco di Aulla ha firmato un’ordinanza che le impone di ricevere i rifiuti della Lunigiana ma quelli non bastano. «Quelle sono sole mille tonnellate al mese che arrivano dalla Lunigiana e non ci bastano - dice Maria Luisa Botto, amministratore delegato della società - visto che la provincia impedisce di ricevere i rifiuti di Acam e del Tigullio». E così i cancelli dello stabilimento sono rimasti chiusi con lo spettro della perdita di quella che per molti è l’unica entrata mensile che si è materializzata in tutta la sua crudezza dando via all’escalation. Ieri il top con gli oltre 50 dipendenti della Costa in piazza con tanto di familiari al seguito e inviati di tutta Italia con i taccuini e videocamere pronte a carpire le ultime news in diretta. Lo show down è stato veloce. Gli operai hanno chiesto un colloquio urgente con il sindaco Simoncini per chiedergli di intervenire. Altri hanno presidiato il tetto e poi ecco la via più dura di protesta: il sequestro del primo cittadino che alla fine ha solidarizzato con i lavoratori.
Sul fronte burocratico per scongiurare l’emergenza rifiuti nella zona i sindaci della comunità montana hanno chiesto l’autorizzazione a scaricare tutto a Pisa dopo il diniego della stessa Costa che non ha più fatto entrare i camion di Manutencoop, la cooperativa che portava i rifiuti della stessa Montana. Su questa decisione peserebbe anche l’inchiesta giudiziaria della Guardia di finanza di Chiavari sulla fatturazione di rifiuti di Moneglia che riguarda la coop emiliana. Altre storie di burocrazia, tribunali e sentenze che gli operai della Costa forse vorrebbero dimenticare. Come tutta la storia di ieri mattina.

Di certo Natale è ancora lontano ma sotto l’albero quelle famiglie disperate vorrebbero trovare di nuovo le 6 mila tonnellate di «rumenta» come chiamano da queste parti che arrivavano da Spezia e dal Tigullio e permettevano all’azienda di andare avanti. Senza quella spazzatura per loro non c’è futuro. Ironia della sorte.

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