Un’opportunità per cambiare davvero a Roma

La pioggia non ferma l’ondata d’entusiasmo per i candidati Pdl Interventi di Berlusconi e Fini

Un’opportunità per cambiare davvero a Roma

«Non possiamo affidare la nostra capitale a chi ha messo in ginocchio l’Italia, non vogliamo che il vice di Prodi, sindaco riciclato, torni al potere: Veltroni l’abbiamo già spedito in Africa e speriamo che si trovi bene; a Rutelli invece dell’auto blu restituiamogli il motorino che gli piace tanto...». Così Silvio Berlusconi, nel suo intervento a piazza Navona, conclude sotto la pioggia il comizio con cui il Pdl chiude con la presenza anche di Gianfranco Fini, la campagna elettorale a sostegno di Gianni Alemanno sindaco di Roma e Alfredo Antoniozzi presidente della Provincia. In attesa dell’intervento dei leader, è Maurizio Gasparri sotto un ombrello tricolore a intrattenere la folla zuppa, presentando alcuni testimonial del Pdl, Jerry Calà ed Enrico Montesano. «Jerry - esordisce Gasparri - è come un parente di tutti noi, racconta il Paese con i suoi pregi e difetti». E lui ricambia con una gag, cantando la canzone «Vagabondo» dei Nomadi, ma sostituendo alla fine al verso «lassù mi è rimasto Dio» una versione più elettorale «per fortuna mi è rimasto Silvio». Anche Montesano ribadisce il senso della sua presenza attaccando frontalmente Walter Veltroni: «Ha trasformato Roma in Disneyland, lui Walter Disney. È ora di cambiare pagina».
Quindi, interviene Alfredo Antoniozzi: «Roma si è svegliata - esclama dal palco - e i romani vogliono cambiare. Stavolta il cuore e la passione stanno dalla nostra parte». «La partita - gli fa eco Gianni Alemanno - stavolta si gioca all’ultimo voto. Eravamo dietro di tantissimi punti ma siamo riusciti a recuperare e ora è veramente possibile un risultato storico contro Riciccio Rutelli». Ma proprio l’intervento di Alemanno viene interrotto dall’arrivo di Berlusconi, che ironizza sul maltempo, invitando tutti a far presto per il bene dei militanti: «Voi siete degli eroi per stare qui sotto questa pioggia. Ora - prosegue rivolgendosi agli altri leader - mandiamoli subito a casa se no si ammalano e non vanno più a votare mentre noi vogliamo che siano belli freschi. Quindi stringiamo i tempi».
E Fini, in effetti, è di parola: «Abbiamo ancora poche ore e poi possiamo davvero voltare pagina nella nostra città, la capitale millenaria di un Paese che è già in sintonia con i valori e i programmi affermati dal Pdl. Sono certo - conclude ironicamente - che appena Berlusconi comincerà a parlare smetterà di piovere». In realtà, la pioggia prosegue ma si fa meno fitta: «Capisco il vostro eroismo - comincia il Cavaliere - ma prima di tornare a casa dovete rispondere ad alcune domande facili». E qui Berlusconi ripete una scena già fatta in tutta la campagna elettorale, stavolta però adeguando le domande alla realtà romana: «Volete voi - domanda alla platea inzuppata - ancora 80 baraccopoli lungo il Tevere?». E giù un coro di no. «Volete - insiste Berlusconi - strade piene di buche? Il racket del commercio abusivo in città e sempre più immondizia?».

Poi, la stoccata finale: «Non è possibile far tornare al governo di Roma il vice di Prodi, un ex sindaco riciclato e affidargli la nostra capitale dopo che ha messo in ginocchio l’Italia. Invece delle auto blu, restituiamogli il motorino che gli piace tanto. Rialzati Roma!».

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