Fantasticava. E disegnava nel cielo dell’iperbole «il cerchio sovrastrutturale che va oltre me, va oltre Feltri, va oltre Berlusconi». Invece, il cerchio si è chiuso su di lui. Al capolinea predisposto da Emma Marcegaglia. La presidente di Confindustria si è scocciata e ha tolto Rinaldo Arpisella dalla prima linea, chiudendolo nel buen retiro nell’azienda di famiglia, a Mantova. Lì, Arpisella darà il meglio di sé aiutando, come spiega l’imprenditrice, «l’azienda che è in un momento di grande espansione». Con Confindustria, però, Arpisella ha chiuso. Prima il fronte aperto col Giornale , poi, come se non bastasse, anche quello con Panorama . Le telefonate del braccio destro sono entrate nel menu nazionale. Quelle con Nicola Porro ma anche le altre con Giacomo Amadori che, prudentemente, aveva registrato i suoi colloqui con l’addetto stampa e li aveva parcheggiati in un cassetto. «Lascia fuori la Marcegaglia, non c’entra - diceva Arpisella ad Amadori che nell’agosto 2009 stava conducendo un’inchiesta sui presunti illeciti nella raccolta dei rifiuti in Puglia - . Se incominciamo a rompere noi al governo, cioè capisci Confindustria... ». E ancora: «Siccome volete dedicare la copertina a Emma con una lunga intervista, la faccio saltare». È saltato lui. O almeno la sua metà più importante, esposta al crocevia delle relazioni del numero uno di Confindustria. Ora, dunque, Arpisella dovrà circoscrivere il perimetro delle proprie elucubrazioni a Mantova, perchè non seguirà più la Marcegaglia a Roma. Lei, superato lo stupore iniziale, deve aver provato un doppio imbarazzo: prima per il caso creato col Giornale , poi con Panorama . Emma allontana dunque il suo uomo di fiducia storico nel momento in cui il pm Henry John Woodcock lo chiama a Napoli e lo interroga a proposito dei fantomatici dossieraggi del Giornale contro Confindustria. Strana storia, questa: un ballon d’essai che la procura di Napoli vuole tenere vivo. Per Woodcock e per il suo collega Vincenzo Piscitelli la storia ha una sua consistenza, un suo fondamento, e merita ulteriori approfondimenti. Latitano i fatti, abbondano le parole scambiate come monete sul filo del telefono. Su quelle parole, solide come sabbie mobili, Woodcocck e il suo collega si sono inerpicati come su un comodo sentiero di montagna. È arduo considerare una minaccia da parte di un giornalista quella che passa per colloqui surreali, in cui Arpisella formula domande di una complessità da capogiro: «Chi c’è dietro Fini?». E si dà in tempo reale la risposta, vagamente bondiana: «Ci sono quelli che erano dietro alla D’Addario, dai su». Un labirinto di ragionamenti claustrofobici, scenari alla James Bond, brevi cenni sulla Spectre che ci domina e vola così alta che nemmeno arriviamo a immaginarla. Ai pm di Napoli questa cosmologia interessa; sì, perché fra un cerchio sovrastrutturale e altre amene battute i magistrati cercano di afferrare i tentacoli della piovra. Che avrebbe il suo cervello al Giornale . La Marcegaglia, che ha i piedi per terra, non ne può più e richiama Arpisella, la procura invece va avanti. E chissà se e quando questa storia finirà. Non è la prima volta che Woodcock trova nelle capienti reti delle sue intercettazioni materiale utile per aprire nuovi fascicoli, poi puntualmente spalancati sulle prime pagine dei giornali. Il punto è come andare avanti. È difficile immaginare come possa Napoli essere competente per alcuni dialoghi ambientati fra Roma e Milano. Insomma, già da un paio di giorni i giornali annunciano quello che probabilmente sarà il seguito di questa storia. Le carte prenderanno la strada di Milano e lì saranno rivalutate dai colleghi di rito ambrosiano. Non è la prima volta che le inchieste firmate da Woodcock vengono caricate su un camion e spedite verso altre destinazioni. Era successo per esempio per il Savoiagate: il principe Vittorio Emanuele fu arrestato fra squilli di tromba, poi i fascicoli sono stati spediti in riva al Lago di Como e lì i faldoni sono stati riletti in chiave minimalista, l’inchiesta è stata ridimensionata e poi seppellita con un funerale di terza classe. Capita. Per ora quel guazzabuglio di conversazioni che come tutte le chiacchierate sul telefonino è un susseguirsi di toni, registri e stili diversi, ha provocato un solo risultato: la Marcegaglia prende le distanze dall’uomo che trasmetteva la sua immagine: «Quelle parole non mi appartengono ». Le telefonate fra due giornalisti dovrebbero- in linea di massima - essere terreno sacro, recintato col filo spinato, insuperabile, di una privacy speciale chiamata libertà di stampa. Se quel confine viene superato è facile prendere abbagli.
E’ facile confondere il sorriso con la lacrima, la richiesta assillante con la minaccia, una parolina maliziosa con l’avvertimento mafioso. Emma Marcegaglia, punta sul vivo dai toni ruvidi usati da Arpisella con Panorama, ha deciso di confinarlo nella periferia dell’impero. Solo Woodcock e Piscitelli vanno avanti. E lo prendono ancora sul serio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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