Cronaca locale

Ora anche i partigiani difendono il Glicine

Il presidente dell'Anpi: "Salviamo pianta e Museo". Oggi nuovo corteo con Bella ciao

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Non è il glicine di via Verro che una tradizione non confermata narra piacesse tanto a Leonardo ma che rimane uno dei più antichi d'Italia, forse arrivato grazie a Marco Polo. Non è il glicine di Monteverde che a Roma ispirò il poemetto di Pasolini, «con questi chicchi lilla» «contro i loro muri d'argilla, o travertino, misteriosi come camomilla». Eppure la gigantesca pianta di piazzale Baiamonti, sotto gli occhi illuminati dei milanesi, ha costruito un luminoso, irresistibile parco di puro viola sopra il verde e il cemento.

Il Glicine è riuscito a far raccogliere oltre cinquantamila firme per evitare di essere falciato via in favore del nuovo Museo della Resistenza, ha spaccato l'opinione pubblica tra ambientalismo e difesa della memoria, ha messo in difficoltà la giunta. La sua bellezza ha commosso anche il presidente nazionale dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani, Gianfranco Pagliarulo, colui che più di tutti avrebbe avuto interesse a far andare le cesoie. Invece eccolo soggiogato e obbligato dal fascino di una pianta che ha un valore anche simbolico, oltre che estetico, per orientali e occidentali.

La frase scelta da Pagliarulo non è poetica: «Subito un tavolo tecnico per fare il Museo e salvare i glicini». L'intenzione è cartesiana: evitare di far nascere il Museo nazionale della Resistenza, 80 anni dopo, sulle ceneri, è proprio il caso di dire, di uno straordinario rampicante amato da chi abita in zona così come da chi vi passa in auto o frequenta i tanti locali che si trovano intorno.

Oggi alle 15, ai piedi di quello che è stato soprannominato «il gigante lilla», avverrà il passaggio formale di consegne dall'associazione Combattenti e Reduci al Comune, che a sua volte cederà al ministero della Cultura l'area nella quale è prevista la seconda Piramide di Herzog & De Meuron, prevista sede del Museo. Sotto il glicine alle 14.30 c'è anche un nuovo appuntamento di ambientalisti e comitati contrari all'abbattimento, che promettono di accogliere la delegazione cantando Bella Ciao, simbolo della Resistenza alla Germania nazista. «La questione - scrive Pagliarulo dell'Anpi, ringraziando Sala - va affrontata con buon senso, pazienza e capacità di ascolto». Il rischio è che quest'appello con le migliori intenzioni arrivi quando gli animi si sono ormai incendiati in un senso e nell'altro.

Continua a diffondere i suoi effluvi il grande glicine che, a meno di colpi di testa inaspettati, dovrebbe essere riuscito a salvarsi la vita. Diffusosi nell'Ottocento nelle sue varianti giapponesi e cinesi, anche se è la cinese ad essersi più affermata in tutta Europa, ha conquistare l'Italia ma non con il nome.

In Cina lo chiamano «Zténg» (vite blu), la nostra lingua ha scelto il passaggio dal greco «glycos», che significa «dolce», come il suo profumo: Glycine, lo aveva classificato Linneo nel 1737.

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